Tre incarichi affidati allo stesso professionista nell’arco di pochi giorni. Su un totale di 287 incarichi tutti affidati su base diretta e fiduciaria a liberi professionisti o società. Tutti, secondo il Pd, “illegittimi”. Per questo adesso ne chiedono la revoca non solo al presidente della Regione, Nello Musumeci, commissario per l’emergenza Covid, non solo al suo delegato Totò D’Urso, ma anche alla procura di Palermo, alla Corte dei conti e all’Anac.

Sono tutti incarichi legati ai lavori di potenziamento della rete ospedaliera siciliana. Per i quali ci sono in ballo 250 milioni, 127 dallo Stato, e 123 dalla finanza regionale. E sui quali si sta consumando l’ennesima guerra di numeri siciliana. A sollevare il caso è il consigliere regionale dem, Nello Dipasquale, che ha chiesto in un’interrogazione chiarimenti sul piano: incarichi, realizzazioni, pubblicazioni. “Un’interrogazione molto semplice”, commenta il dem. Ma che non è piaciuta al delegato di Musumeci, che addirittura ha risposto annunciando querela: “Ho chiesto di essere ricevuto dal procuratore della Repubblica di Palermo per presentare un esposto querela nei confronti dell’onorevole Dipasquale perché con le sue improvvide dichiarazioni lede l’onorabilità e la serenità di una struttura fortemente impegnata nella tutela della salute dei siciliani”, è la sua risposta che D’Urso ha affidato alle agenzie. Un’interrogazione di un consigliere regionale, alla quale il delegato del presidente risponde annunciando querela: la reazione dem non si è fatta attendere, ma non sono stati i soli a reagire. Perfino il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, chiamato in causa dal Pd, ha risposto: “D’Urso va fermato e calmato. Non si capisce a quale titolo fa una denuncia a un deputato che ha fatto un’interrogazione parlamentare per conoscere la situazione. Ma siamo alla follia? Comunicate al signor D’Urso che io, a nome dell’Ars, mi costituirò parte civile a fianco del deputato del Pd, Dipasquale, se ci dovesse essere una causa”.

Una risposta durissima da parte del presidente dell’Ars, affidata al giornalista de La Sicilia, Mario Barresi. Ma è proprio la reazione “fuori misura” del delegato a spingere Dipasquale: “Vista la sua reazione scomposta mi sono insospettito e invece di attendere la risposta all’interrogazione, il 9 aprile ho fatto direttamente un accesso agli atti”. E così è emerso il triplo incarico affidato al presidente dell’ordine degli ingegneri di Ragusa, Vincenzo Di Martino, che secondo il Pd è vicino politicamente a Diventerà Bellissima, il movimento di Musumeci. “Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione per i lavori di ampliamento dei posti letto di Anestesia e Rianimazione” per l’Ospedale Guzzardi di Vittoria e per l’Ospedale Maggiore di Modica, lavori di ampliamento dei posti letto di Anestesia e Rianimazione, Lavori di realizzazione di 14 posti di terapia intensiva all’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa. Tre incarichi, su quattro previsti nella provincia di Ragusa, tutti affidati a Di Martino tra il 4 e il 10 febbraio: “Al momento non risulta nessuna revoca, e di certo al 9 aprile, tre delibere e altrettante prese d’atto, confermano che tre incarichi erano stati affidati allo stesso professionista”. Contrariamente a quanto previsto per legge, secondo i dem. Per il Pd non solo questi tre incarichi ma tutti gli affidamenti sono illegittimi: “Lo diciamo a loro stessa tutela: attenzione che stiamo commettendo una grave violazione di legge”, avverte anche Antonello Cracolici, storico rappresentante del Pd siciliano, e consigliere regionale.

Il Pd infatti chiede la revoca di tutti gli incarichi, rivolgendo una richiesta scritta a Musumeci, allo stesso D’Urso, ma anche alla procura di Palermo, alla Corte dei Conti e all’Anac. La revoca cioè di tutti gli incarichi affidati finora da D’Urso. In tutto 287, tra cui 56 incarichi per progettazione, 62 per direzione dei lavori, 64 per coordinatore sicurezza, 92 per collaudo, e 13 incarichi per indagini geologiche. Tutti, secondo il Pd siciliano “illegittimi”. Ma perché? “Disapplicata la vigente normativa sugli appalti dei servizi di ingegneria con particolare riferimento all’art. 36 del decreto legge 34/2020 e delle linee guida n.4 emanate dall’Anac sulle modalità di affidamento dei servizi”, scrivono nella richiesta di revoca i dem siciliani. E insistono: “Secondo quanto previsto dal decreto semplificazione sul Covid gli incarichi fiduciari si possono affidare entro la soglia di 75mila euro. La formula usata nelle delibere dal commissario attuatore delegato non è legittima, non indica importi, prevedendo una riduzione del 15 percento o di percentuale maggiore qualora la soglia eccedesse: stiamo parlando di una delibera che può essere impugnata da qualsiasi professionista per ottenere la cifra intera prevista dalla progettazione e non indicata nella delibera: pare evidente sia un modo per aggirare la norma”, spiega Cracolici.

Per il dem non c’è dubbio: “L’ennesimo intervento che probabilmente nasconde chissà quali altri obiettivi: questi professionisti non crediamo possano essere stati scelti sotto un albero. Perciò, diciamo: attenzione che così non lo potete fare, andiamo incontro a un danno erariale, un danno amministrativo, ed eventuale risvolti di altra natura”. “La struttura speciale non ha fatto alcuna gara avendo recepito quelle celebrate dalla struttura nazionale”, ha spiegato, invece, D’Urso dopo la prima interrogazione di Dipasquale, un attimo prima di annunciare querela. E ha continuato: “Per migliore comprensione, non abbiamo scelto né le imprese esecutrici né i fornitori di attrezzature. Gli incarichi sono stati attribuiti nell’ambito del cosiddetto ‘Decreto semplificazione‘, che fa obbligo alle amministrazioni di scegliere i professionisti in maniera fiduciaria quando l’importo della prestazione è inferiore a 75mila euro oneri e tasse esclusi. Mi trovo perfettamente d’accordo con quanto detto dal vice presidente dell’Ars Roberto Di Mauro che ha cacciato dall’aula durante il dibattito della finanziaria Dipasquale definendolo ‘provocatore'”. Solo l’ennesimo scontro sulla gestione dell’emergenza Covid in Sicilia.

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