“Io credo che si debba cambiare passo e dare un minimo di prospettiva. Parlare di chiusure generalizzate fino a oltre Pasqua non mi sembra un cambio di passo. “Il decreto Pasqua è come il decreto Natale: ristoranti e bar chiusi, palestre e piscine chiuse. Anche stavolta nessuna valutazione economica delle misure prese, né indicazioni precise circa i ristori. Non credo che un decreto che cancella ogni speranza di poter aprire e lavorare aiuti il Paese”. Parole del governatore della Liguria Giovanni Toti, che nelle scorse settimane – insieme all’amico Matteo Salvini – ha affidato alle agenzie più di un anatema contro la zona rossa pasquale decisa dal governo. Salvo poi, di fronte all’evidenza dei numeri, arrendersi e addirittura prolungarla nella Regione che amministra: “Firmerò un’ordinanza che dispone la zona rossa nel Ponente ligure, nelle province di Savona e di Imperia, da venerdì 2 fino a domenica 11 aprile compresa”, ha annunciato giovedì sulla propria pagina Facebook, all’ultimo momento utile, dopo un incontro coi sindaci dei due capoluoghi. Che resteranno rossi, quindi, a partire da un giorno prima e fino a sei giorni dopo l’intervallo fissato per tutta Italia (da sabato 3 a lunedì 5). “Una decisione presa alla luce degli ultimi dati sull’andamento della pandemia, per evitare ripercussioni nei prossimi giorni”, scrive Toti.

Già, perché nelle due province – che insieme fanno un terzo degli abitanti della Liguria – si registrano quasi la metà dei nuovi positivi: dei 710 contagiati del bollettino del primo aprile, 175 sono a Savona e 148 a Imperia. Negli ospedali Covid delle Asl 1 e 2 il quadro inizia a preoccupare: i ricoverati sono 125 al Borea di Sanremo e 154 al San Paolo di Savona, rispettivamente 9 e 15 nelle terapie intensive, a un passo dal valore-allerta del 30% di occupazione. Entrambi i territori, poi, superano da giorni la soglia critica dei 250 casi ogni 100mila abitanti a settimana, oltre la quale dovrebbero scattare in automatico le restrizioni massime: a Imperia il dato è esattamente 250, a Savona sale a 267. Numeri che Toti continua a ricondurre a scorribande turistiche dalla vicina Costa Azzurra, una delle aree più colpite d’Europa (400 casi ogni 100mila abitanti) e già messa in lockdown dal governo francese. “La Francia sta vivendo una situazione certamente peggiore della nostra. Un po’ la permeabilità della frontiera, un po’ le abitudini di vita e la contiguità geografica del nostro territorio non ci aiutano da questo punto di vista”, ha detto.

Fino all’ultimo il governatore aveva tentato di evitare il ricorso alla zona rossa, vietando lunedì (“a malincuore”, precisava) l’accesso alle secondecase e alle barche da fuori Regione, con controlli intensificati ai caselli. Non è bastato: con l’ultima stretta il ponente ligure rimarrà blindato per dieci giorni a partire dalla mezzanotte di venerdì. Non solo, ma l’ordinanza impone la didattica a distanza al 100% per le superiori liguri fino all’11 aprile, anche nella finestra post-vacanze pasquali (mercoledì 7-sabato 10) in cui la zona arancione avrebbe consentito il ritorno tra i banchi, almeno a Genova e La Spezia. Mentre nel Ponente la zona rossa costringerà a casa anche i ragazzi di seconda e terza media. “Firmare ordinanze di contenimento non è mai bello – ha detto Toti nel quotidiano punto stampa in Regione – ma poiché le chiusure erano già state disposte dal governo, ho pensato che fosse il momento di agire anche noi, per evitare l’agonia di molti esercizi nei giorni a venire”. Con buona pace del cambio di passo.

“C’era chi continuava a dire, non tanto tempo fa, che non si potevano chiudere le attività da un giorno all’altro perché dovevano e devono avere il tempo per organizzarsi, lo diceva a squarciagola, perché c’era il governo Conte. Colui che così blaterava, perché andava di moda per attaccare quotidianamente il governo Conte, ora chiude le attività senza nemmeno 24 ore di preavviso”, commenta il capogruppo M5S in Consiglio regionale, Fabio Tosi.

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