L’Europa è nel pieno della terza ondata di pandemia e l’Organizzazione mondiale della sanità lancia l’allarme per una crisi sanitaria che non è mai stata così grave nel passato recente. L’agenzia ha fatto sapere che l’attuale impennata dei casi di coronavirus nel Vecchio Continente è “la più preoccupante” da diversi mesi. Questo tenendo anche conto dei ritardi nelle vaccinazioni che sempre l’Oms ha definito “inaccettabili”: “I vaccini rappresentano il nostro modo migliore per uscire da questa pandemia. Tuttavia, il lancio di questi vaccini è inaccettabilmente lento, sta prolungando la pandemia”, ha scritto in un comunicato il direttore dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge.

Il capo dell’organizzazione per l’Europa ha poi aggiunto che l’inizio della campagna vaccinale non deve dare sicurezza alla popolazione e alle istituzioni perché, ad oggi, solo una minima parte della popolazione europea è stata immunizzata, mentre il virus continua a circolare prepotentemente. Solo il 10% dei cittadini del Vecchio Continente ha ricevuto una dose di vaccino e il 4% ha completato la vaccinazione, il rischio che la campagna in corso “fornisca un falso senso di sicurezza alle autorità e al pubblico è considerevole e questo comporta un pericolo“, ha aggiunto Kluge.

“La probabilità che si verifichino nuove preoccupanti varianti aumenta con la velocità con cui il virus si replica e si diffonde, quindi è fondamentale limitare la trasmissione attraverso azioni di controllo della malattia. Oggi, rispetto a un anno fa, abbiamo sistemi di test e tracciamento migliori, una condivisione più rapida delle informazioni e sappiamo molto di più su come prendersi cura dei malati gravi”, ha aggiunto Dorit Nitzan, direttrice regionale per le emergenze per l’Europa. Questo significa test estesi, isolamento, tracciamento dei contatti, quarantena e sequenziamento genetico: “Ciò che maggiormente determina quante persone saranno infettate e quante moriranno nelle prossime settimane è ciò che tu come individuo farai o non farai. L’abbiamo visto più e più volte. La diffusione del virus può essere fermata. Il mio messaggio ai governi della regione è, quindi, che questo non è il momento di allentare le misure. Non possiamo permetterci di non prestare attenzione al pericolo. Tutti abbiamo fatto dei sacrifici, ma non possiamo lasciare che la stanchezza vinca. Dobbiamo continuare a tenere a freno il virus”.

Le dichiarazioni dell’organizzazione arrivano dopo che ieri sera anche la Francia, dopo l’ennesimo rinnovo del lockdown duro della Germania e le restrizioni più severe adottate anche in Italia, ha deciso di dichiarare tutto il Paese ‘zona rossa’, chiudendo i negozi non essenziali, imponendo il coprifuoco dalle 19 e decidendo anche di chiudere tutte le scuole per almeno tre settimane. Un provvedimento, quest’ultimo, che non era mai stato adottato nell’ultimo anno.

Per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva già esplicitato la contrarietà dell’organizzazione per come le dosi venivano redistribuite nel mondo, spiegando che procedere con la vaccinazione a tappeto nei Paesi più ricchi, lasciando scoperti quelli più poveri, si sarebbe rivelata una strategia controproducente per tutti. E anche oggi l’organizzazione torna sul tema spiegando che tutti i Paesi ad alto reddito nella regione europea stanno vaccinando contro il Covid-19, mentre solo l’80% dei Paesi a reddito medio-alto e il 60% dei Paesi a reddito medio-basso lo stanno facendo. Ad oggi, 10 economie a reddito medio nella regione hanno ricevuto dosi attraverso lo strumento Covax: “Nelle scorse settimane abbiamo assistito sia a una straordinaria solidarietà transfrontaliera nella regione, sia a Paesi che accumulano vaccini. Vaccinare gli operatori sanitari e gli anziani in ogni Paese è responsabilità morale di tutti. Pur riconoscendo l’intento dei governi di proteggere le proprie popolazioni, prima che i vaccini siano estesi ad altri gruppi di età li esorto vivamente a condividere le dosi in eccesso con Covax o con i Paesi bisognosi. Non farlo è controproducente”, ha detto Kluge.

Negli ultimi giorni, invece, l’agenzia si è concentrata maggiormente sulle indagini degli esperti che stanno ancora cercando di capire dove e in che modo il virus ha infettato l’uomo e si è diffuso prima in Cina e poi nel resto del mondo. Sostenendo che la delegazione inviata nel Paese asiatico ha incontrato “difficoltà nell’accesso ai dati grezzi” a causa della scarsa collaborazione delle autorità di Pechino, ha auspicato una nuova inchiesta perché, con le evidenze raccolte, non è ancora possibile affermare con certezza che il contagio non sia avvenuto a causa di una fuga dai laboratori di Wuhan. Ipotesi respinte da Pechino che, con una conferenza stampa, ha dichiarato che da parte delle autorità cinesi c’è stata massima collaborazione e che al momento non hanno intensione di ospitare una nuova missione degli esperti dell’Oms.

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