Le stampanti sono accessori che, in questi mesi di telelavoro, formazione a distanza e soprattutto autodichiarazioni, godono di nuova attenzione. Tra le aziende più forti del settore c’è la multinazionale statunitense HP, nuovamente al centro delle polemiche. Lo scorso dicembre 2020 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM, l’antitrust italiana) ha sanzionato il gruppo HP. La sentenza pone al centro la questione delle cartucce per stampanti e la scelta dei consumatori di utilizzare cartucce compatibili che, sebbene possano influire negativamente sulla qualità di stampa, presentano prezzi decisamente inferiori ai prodotti originali.

L’antitrust italiana ha sanzionato l’azienda per aver adottato una condotta anticoncorrenziale e applicato pratiche ostruzionistiche e nebulose per fermare l’uso delle compatibili.

Di cosa è accusata HP? In sintesi le motivazioni della sentenza sono:

  1. L’azienda spingeva l’utente ad aggiornare il firmware delle stampanti per limitare l’utilizzo di cartucce di inchiostro/toner compatibili;
  2. Venivano fornite informazioni omissive e ingannevoli riguardo alle ricariche di inchiostro non originali;
  3. I dati di funzionamento relativi alle cartucce utilizzate erano registrati per essere usati a fini commerciali, senza consenso dell’utente;
  4. È stata negata la garanzia a chi avesse utilizzato cartucce compatibili, sostenendo pretestuosamente che il loro uso rovinasse l’apparecchio.

La sanzione, pari a 10 milioni di euro, è stata accompagnata da un altro, inaspettato effetto. Per assicurarsi che gli utenti siano informati del problema e opportunamente tutelati, l’AGCM ha imposto ad HP piena pubblicità della sentenza. Da ieri, sia sulla homepage italiana dell’azienda che nelle anteprima sui motori di ricerca, compare un breve avviso in evidenza. Per poter visualizzare il sito correttamente è necessario cliccare su “ho letto, chiudere la schermata”. In questo modo si ritiene che l’utente sia stato correttamente edotto dell’accaduto.

In un comunicato stampa del 9 dicembre, l’Autorità aveva così motivato l’istruttoria avanzata sulla condotta di HP e di HP Italia: “Le due società forniscono apposite istruzioni di autenticazione contenute nel firmware – soprattutto tramite un sistema denominato DS – Dynamic Security – in base alle quali la stampante riconosce le cartucce originali HP e le accetta e invece rifiuta di stampare quando riconosce cartucce non originali o prodotte prima di una certa data. In particolare, secondo l’Autorità, HP ha omesso di informare adeguatamente i consumatori – al momento dell’acquisto – sulla presenza di questa rilevante e significativa limitazione, inducendoli a ritenere di dover sostituire le cartucce di inchiostro/toner non originali per carenze o difetti di queste ultime e dunque ad utilizzare soltanto le cartucce originali HP.

[…] L’Autorità ha inoltre accertato che attraverso il firmware presente su molte stampanti HP registra, sempre senza informare i consumatori, i dati di consumo relativi alle cartucce utilizzate, originali o non: dati utilizzati sia per creare un database utile per formulare le proprie strategie commerciali, sia per negare l’assistenza per le stampanti che abbiano utilizzato cartucce non originali, ostacolando così la prestazione della garanzia legale di conformità”.

L’AGCM aveva dato 60 giorni ad HP per “trasmettere una relazione sulle iniziative assunte per ottemperare alla diffida”. Entro 120 giorni l’azienda è costretta anche a modificare le confezioni di vendita dei prodotti, mettendo in chiaro le eventuali limitazioni stabilite a livello di firmware. Verificheremo se tali misure saranno correttamente adottate.

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