Resta chiuso al traffico in entrambe le direzioni il Canale di Suez, bloccato da quattro giorni dalla portaerei ‘Ever Given’ che si è incagliata ostacolando così la circolazione delle navi. Il proprietario giapponese della gigantesca nave cargo – da 220mila tonnellate per 400 metri di lunghezza – Shoei Kisen, ha però dichiarato che “domani sera, ora del Giappone” verrà rimossa, anche se ha specificato di non riuscire “a prevedere quando avrà buon esito il lavoro di rimozione” della nave. Anche Mohab Mamish, ex-presidente dell’Authority del Canale di Suez e consigliere per i porti marittimi del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, ha dichiarato ieri sera che “la navigazione marittima riprenderà entro 48-72 ore al massimo”.

La Turchia offre aiuto all’Egitto – L’incidente nel canale di Suez ha però evidenziato un nuovo segnale di disgelo tra Turchia ed Egitto, dopo la recente ripresa dei contatti diplomatici, che erano interrotti dalla destituzione nel 2013 del presidente Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani sostenuti da Recep Tayyip Erdogan. Ankara ha infatti offerto al Cairo il proprio supporto nello spostamento del maxi-cargo, proponendo l’immediato invio di un rimorchiatore. “La nostra nave Nene Hatun è tra le poche al mondo capaci di compiere un’operazione del genere. Le squadre sono pronte”, ha dichiarato il ministro turco delle Infrastrutture e dei Trasporti, Adil Karaismailoglu. “Ci siamo offerti di aiutarli. Se risponderanno positivamente, manderemo gli aiuti”, ha aggiunto.

I rischi per le catene di approvvigionamento – Certo è che l’interruzione prolungata del traffico nel canale, osserva Bloomberg, porterà a “costosi ritardi” per le aziende europee che dipendono da un flusso costante di importazioni asiatiche. Il rischio è di una interruzione della catene di approvvigionamento per tutto, dal petrolio ai cereali alle automobili. I ritardi per liberare la nave container che blocca il Canale di Suez probabilmente “aumenteranno i costi, aggiungendosi alla già diffusa pressione inflazionistica sulle catene di approvvigionamento”, ha detto Chris Rogers, analista commerciale principale per S&P Global Market Intelligence Panjiva. “Gli effetti a breve termine saranno un aumento potenziale dell’esaurimento delle scorte nei beni di consumo e il rischio che le catene di approvvigionamento manifatturiero just-in-time che erano già state scosse dalla Brexit e dalle carenze di materie prime”.

Circa 280 navi bloccate – Sette petroliere che trasportano gas naturale liquefatto sono state dirottate, tre delle quali verso la rotta più lunga intorno all’Africa, attraverso il Capo di Buona Speranza, come ha spiegando l’azienda di intelligence Kpler. “In totale sono 16 le navi che trasportano gas naturale e che dovranno modificare il loro transito programmato attraverso il canale di Suez, se il blocco continuerà fino alla fine di questa settimana”, ha detto Rebecca Chia, analista di Kpler. “I vettori ora stanno valutando se aggiungere una settimana al loro tempo di viaggio portando i cargo a sud dell’Africa per arrivare in Europa”, scrive il sito di “Lloyd’List”, un quotidiano specializzato in notizie relative alla navigazione, assicurazioni marittime, piattaforme petrolifere, logistica. Secondo una stima di un’autorevole fonte marittima basata sul traffico quotidiano, dovrebbe essere salito a “circa 280” il numero di navi bloccate. Quasi 120 imbarcazioni dovrebbero essere ferme a nord e il resto a sud del cargo bloccato con perdite quotidiane per l’Autorità del Canale a causa di mancati pedaggi fra i 20 e i 30 milioni di dollari, ha precisato all’Ansa la fonte in linea con una stima totale di cento milioni fornita ieri dalla stessa Authority. Ieri le stime accreditate da Bloomberg sull’ingorgo variavano da 165 a 185 navi.

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