“Noi dobbiamo andare su qualcuno che poi, noi garantiamo e ci garantisce”. A parlare nel marzo 2019 era il ginecologo Antonino Coco, candidato della Lega alle ultime regionali calabresi e finito stamattina agli arresti domiciliari. Per la Dda stava stringendo un accordo elettorale con la cosca Alvaro per sostenere la candidatura dell’ex sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte Domenico Creazzo che, invece, era candidato con Fratelli d’Italia ed imputato del processo “Eyphemos”. C’è anche questo nelle carte dell’inchiesta “Chirone” : quattordici arresti sono stati eseguiti stamattina dai carabinieri del Ros a Reggio Calabria, Catanzaro e Bologna nell’ambito di un’inchiesta che ha riguardato la cosca Piromalli e le infiltrazioni nell’Asp di Reggio Calabria.

L’ordinanza è stata emessa dal gip Valerio Trovato su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gaetano Paci e del sostituto della Dda Giulia Pantano. Gli indagati sono complessivamente 18 e sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso. In carcere sono finiti Fabiano Tripodi, Franco Modafferi, Mario Vincenzo Riefolo, Antonino Madaffari, Martino Taverna e Antonino Cernuto. Oltre al ginecologo Coco, accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta, sono stato disposti gli arresti domiciliari per Paquale Mamone, Giancarlo Arcieri, Federico Riefolo, Domenico Salvatore Forte, Giuseppe Fiumanò e Salvatore Barillaro. È finito al divieto di dimora, invece, Giuseppe Cernuto.

L’inchiesta si era chiusa prima della pandemia, nel 2018. Secondo i carabinieri del Ros, nei distretti sanitari di Reggio Calabria, Tirrenico e Ionico, il funzionamento dell’Asp è stato alterato dai condizionamenti mafiosi. L’indagine, infatti, ha consentito di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli e in particolare il ramo della famiglia mafiosa facente capo al boss Giuseppe Piromalli detto “Facciazza”. Stando a quanto trapela dal Ros, una posizione di particolare rilievo in questo contesto era stata assunta da due medici, fratelli ed entrambi deceduti nel 2018: Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi che, nel tempo, avevano ricoperto incarichi nelle Aziende sanitarie del reggino e di Tropea.

Per volere di questi ultimi, è stato nominato direttore del Distretto Tirrenico Asp di Reggio Calabria, Salvatore Barillaro, anche lui accusato di concorso esterno. Per gli investigatori, i medici Tripodi ritenuti vicini alla cosca Piromalli, attraverso Barillaro controllavano il distretto sanitario, sia per le forniture di dispositivi medici, che per influenzare i trasferimenti del personale. Da anni i Tripodi erano inquadrati all’interno della cosca Piromalli. Nell’informativa dell’inchiesta “Provvidenza”, redatta dal Ros nell’ottobre 2016, infatti, sono finiti i verbali di molti collaboratori di giustizia. Già nel 2013, il pentito Antonio Russo aveva detto ai pm che “Antonio Tripodi (Giuseppantonio, ndr) rappresenta Pino Piromalli in tutto e per tutto”.

Nel 2016, lo stesso collaboratore disse che quando Pino “Facciazza” e suo figlio Antonio erano detenuti “la rappresentanza e la bocca per cui parlavano loro era quella del dottore Antonio Tripodi”. Il fratello di quest’ultimo, Francesco Michele Tripodi, era sposato con la figlia del boss Mommo Piromalli. Il pentito Arcangelo Furfaro, in un verbale del 2015, aveva affermato: “Questi sono Piromalli… Tutto un programma… se all’ospedale comandavano loro… all’ospedale di Gioia… allora ormai all’ospedale c’è poco… ma quando c’era la chirurgia, c’era tutto erano loro quelli che facevano i primari e i contro primari, il primario che deve venire… il primario che non deve entrare… Però sono a tutti gli effetti con i Piromalli, questo senza ombra di dubbio”.

Secondo i carabinieri per mezzo di alcune società, sarebbe stata monopolizzata la filiera economica della distribuzione dei prodotti medicali a strutture pubbliche ospedaliere. Secondo le accuse il deus ex machina era il medico Fabiano Tripodi, figlio di Francesco Michele. Anche lui è stato arrestato stamattina con l’accusa di essere la figura di riferimento degli assetti societari operanti nel settore sanitario della Minerva srl, Mct Distribution & Service srl e Lewis Medica srl. Attraverso la “Mct”, riconducibile al sodalizio, e alla Lewis Medica”, che faceva da “schermo”, gli indagati sono riusciti ad aggiudicarsi appalti di fornitura presso l’Asp. I Piromalli ottenevano ordinativi in particolare presso gli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e presso l’azienda ospedaliera di Reggio Calabria.

Il tutto sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema di corruttela del personale medico e paramedico, deputato ad eseguire la richiesta di approvvigionamento. Medici e paramedici che in cambio ricevevano regalie di diverso genere e contributi legati a percentuali sulle commesse garantite alle ditte del clan. Mazzette in sostanza che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell’ordine effettuato. “Abbiamo riscontrato – ha affermato il procuratore Giovanni Bombardieri – trasferimenti e nomine all’interno della sanità gioiese che rafforzavano il potere della cosca che poteva fare quello che voleva all’interno delle strutture ospedaliere. Strutture ospedaliere che riguardavano non solo il territorio di Gioia Tauro. Ci sono relazioni con l’ospedale di Polistena, di Melito, di Reggio Calabria e Locri dove la cosca voleva fornire prodotti medicali”.

A proposito di Fabiano Tripodi, nel 2015 il pentito Marcello Fondacaro ha spiegato che, dopo qualche sequestro subito da suo padre, in quanto genero di Mommo Piromalli, è diventato “l’amministratore di tutto”. “Si muove facilmente con l’Asl. – è scritto nel verbale di Fondacaro agli atti del processo ‘Provvidenza’ – Può muoversi perché non ha pregiudizi giuridici… nel senso che non è indagato, non è pregiudicato e Fabiano Tripodi fa investimenti un po’ con tutti gli imprenditori gioiesi nelle ristrutturazioni immobiliari, immobili acquista vende”. “Attraverso la famiglia Tripodi – scrive il gip – la cosca riesce a controllare gli ospedali e il compatto della distribuzione di prodotti medicali attraverso aziende loro riconducibili, quali la Mct s.r.l., controllata da esponenti della cosca Piromalli e della cosca Molè e assegnataria di fatto di appalti relativi alla fornitura di materiali e servizi agli ospedali calabresi ed emiliani, mediante la schermatura offerta dalla Lewis Medical s.r.l. di Arcieri Giancarlo e la corruzione di medici ed infermieri, lautamente remunerati”.

A proposito di Fabiano Tripodi, nell’ordinanza di arresto c’è scritto che “l’indagato è soggetto intraneo alla cosca Piromalli, in un ruolo dinamico e funzionale, quale uomo a disposizione del sodalizio e referente della famiglia nel settore dell’imprenditoria medicale, con aderenze significative nell’ambito dell’Asp reggina. Gli inquirenti non hanno dubbi: forti delle posizioni ricoperte nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall’appartenenza alla cosca Piromalli, gli indagati hanno compromesso il sistema gestionale dei distretti sanitari dell’Asp di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante.

Su richiesta della Procura distrettuale, oltre agli arresti il gip ha disposto un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari nei confronti delle società coinvolte nell’indagine per un ammontare complessivo del sequestro pari a circa 8 milioni di euro. Per il procuratore Bombardieri, l’operazione “Chirone” interviene “in un momento in cui la sanità calabrese è al centro dell’attenzione in ragione di tutta una serie di disfunzioni che si sono verificate e in un momento in cui sono state sciolte per infiltrazioni mafiose le Asp di Reggio Calabria e di Catanzaro”. “Quello che è emerso – ha ribadito il procuratore aggiunto Gaetano Paci – sono una serie di fatti e di situazione che attraverso le conversazioni dei diretti protagonisti consentono di evidenziare come fosse prioritario disporre di presidi, all’interno della pubblica amministrazione, di intranei alla cosca o di concorrenti esterni”.

Articolo Precedente

Papa Francesco: “Strutture mafiose contrarie al Vangelo scambiano fede con idolatria. Sfruttano la pandemia per arricchirsi”

next
Articolo Successivo

Omicidio Panaro, il figlio del consigliere Dc di Paola ucciso nell’82 a Le Iene: “Indagati non processabili perché deceduti. Ma 6 sono vivi”

next