Dopo la sospensione del vaccino Astrazeneca in quasi tutta Europa, il ministero della Salute tedesco ha pubblicato sul suo sito web una pagina di “Domande e risposte” per spiegare ai cittadini le ragioni alla base della sua decisione. Il documento è stato redatto dal Paul Ehrlich Institute, cioè l’agenzia federale tedesca che si occupa della sorveglianza sui vaccini e che ha consigliato al governo di fermare la campagna dopo aver accertato – in concomitanza temporale con le iniezioni – sette casi di grave trombosi venosa cerebrale associata a mancanza di piastrine (trombocitopenia) e sanguinamento. Non si tratta di comune trombosi, quindi, ma di un fenomeno molto raro. La prima domanda a cui gli esperti tedeschi rispondono è proprio quella che in tantissimi si stanno facendo in queste ore: “Qual è il tasso normale di trombosi venosa cerebrale rispetto ai casi segnalati?”. C’è un’anomalia nelle statistiche? Questa è la replica: a fronte di “1,6 milioni di persone vaccinate” finora in Germania, si legge, “entro un periodo di 14 giorni dalla vaccinazione ci si può aspettare statisticamente da 1 a 1,4 trombosi della vena sinusale”. Tuttavia, fino a lunedì 15 marzo “sono stati segnalati sei casi di trombosi della vena sinusale più un caso comparabile dal punto di vista medico, ovvero sette“. Il Paul Ehrlich Institute, quindi, sostiene che “stando a questo calcolo, sono stati segnalati più casi di trombosi sinusale di quanto ci si aspetterebbe statisticamente”.

Ciò non significa che ci sia un nesso causa-effetto – ancora tutto da provare – ma secondo l’autorità sanitaria tedesca si tratta di numeri “superiori alla media” tali da suggerire al governo federale di sospendere le iniezioni. Non tanto per il rischio in sé – che resta bassissimo – ma perché “i medici devono prima essere informati e gli stessi vaccinati devono essere informati sui possibili effetti collaterali” legati ad Astrazeneca. Nel Q&A si passa quindi a un’altra domanda: “Non stiamo rischiando più morti di quante ne stiamo evitando a causa del divieto di vaccinazione di Astrazeneca?”. Secondo l’istituto, “questo è un problema statistico legittimo“, ma “lo Stato ha obblighi legali” nei confronti dei cittadini: se questi obblighi “vengono violati e la campagna di vaccinazione continua senza informare adeguatamente la popolazione e le persone da vaccinare, potrebbero esserci anche conseguenze legali“. La questione, quindi, per la Germania sta tutta nella trasparenza. Anche altri farmaci più comuni, come la pillola contraccettiva, “possono causare la trombosi”, si legge ancora sulla pagina web. La differenza, però, è che in quel caso le donne “vengono informate del rischio dal medico curante”, mentre con Astrazeneca l’eventuale effetto collaterale della trombosi della vena sinusale (ancora da accertare) “non è stato ancora elencato nel foglio informativo per il paziente”.

Il Paul Ehrlich Institute fornisce sul suo sito web anche qualche dettaglio in più sulle caratteristiche dei cittadini tedeschi colpiti da questa rara forma di trombosi. “Gli individui affetti avevano un’età compresa tra circa 20 e 50 anni“, si legge, e hanno manifestato la malattia “da 4 a 16 giorni dopo la vaccinazione con il vaccino AstraZeneca”. Si tratta quindi di giovani e in prevalenza donne (sei casi su sette), una categoria di persone che non è considerata “ad alto rischio” per il Covid-19. In tre hanno perso la vita. Al netto del basso impatto statistico di questi episodi, gli esperti tedeschi consigliano alle persone che hanno ricevuto il vaccino e che “a quattro giorni dall’iniezione si sentono ancora male, con mal di testa gravi e persistenti o sanguinamento sulla pelle, di consultare immediatamente un medico”.

Lo stesso avvertimento compare sui siti web dei ministeri della Salute di Norvegia, Danimarca, Olanda, tutte Nazioni dove lo stop ad Astrazeneca è stato deciso con qualche giorno di anticipo rispetto a Germania, Italia, Francia e Spagna. Al momento nel nostro Paese non è stato accertato alcun caso di trombosi rara, mentre la Francia ha parlato di “casi anomali” senza fornire delle cifre precise. In Spagna, invece, come riporta El Pais, il ministero della Salute sta indagando su tre casi – una delle quali, un’insegnante di 43 anni di Marbella, è morta – su un totale di circa un milione di vaccinati. L’Agenzia spagnola per i medicinali e i prodotti sanitari (Aemps) sottolinea che tali episodi “possono verificarsi anche nella popolazione generale“, ma nella nota del ministero si legge che i tre casi “hanno la particolarità che gli eventi trombotici sono stati associati ad una diminuzione del numero di piastrine nel sangue” e “questo può suggerire una attivazione anormale del sistema di coagulazione che sarebbe associata a questa formazione di coaguli in posizioni che non sono le più comuni“. Rassicurazioni arrivano invece dal Regno Unito: secondo la Bbc, qui su 11 milioni di iniezioni sono stati accertati solo tre casi di trombosi cerebrale rara, “nessuno dei quali mortale”. Per gli esperti britannici la quota è talmente bassa nel Regno da suggerire “una coincidenza e non un rapporto di causa effetto” e non supera la percentuale statistica di questi casi registrata normalmente nella popolazione non vaccinata.

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