“Mio marito credeva nel vaccino e bisogna continuare a crederci perché è l’unica strada che ci può liberare da questa situazione”. In un’intervista a Repubblica, Simona Riussi “non se la sente” di dare la “colpa” al siero anti-Covid per la morte del marito, il 57enne Sandro Tognatti, avvenuta a Biella diverse ore dopo l’iniezione. Il caso ha spinto la Regione Piemonte a sospendere il lotto Astrazeneca “in via precauzionale”, al netto dei dati che arrivano dal Regno Unito (dove su 11 milioni di vaccinati non è stato trovato alcun “nesso causale” con 269 casi di tromboembolia accertati). “È giusto che si faccia chiarezza”, premette Riussi, che di mestiere fa la docente proprio come il marito, insegnante di clarinetto al conservatorio di Novara. “L’esistenza di un legame con il vaccino al momento non c’è, ma visto che il decesso è stato così ravvicinato, hanno consigliato l’autopsia. Ma in cuor mio non me la sento di dire che sia colpa del vaccino: se non credessimo nei vaccini non lo avremmo fatto, invece anche per il ruolo di educatori è importante farlo“.

Nell’intervista al quotidiano, la docente racconta nel dettaglio com’è andata: “Sabato abbiamo fatto tutti e due il vaccino, lui alle cinque e mezza, io un’ora dopo. Poi nella notte lui ha avuto febbre a 39 e mezzo. Ieri si è alzato alle 8, è sceso dai suoi genitori che abitano al piano di sotto e ha preso il caffè con loro”. Poi, intorno alle 9 “è risalito perché voleva sdraiarsi un po’. Quando l’ho chiamato per chiedergli una cosa e non ha risposto mi sono preoccupata. Erano le 10,18″. A quel punto Riussi ha tentato di “rianimarlo con il massaggio cardiaco. Nel frattempo mia figlia ha chiamato il 112. Sono arrivati subito e l’hanno portato via in ambulanza. Ancora non mi rendo conto dell’incubo che stiamo vivendo”.

Starà ora all’autopsia chiarire le cause del decesso. “Era in buona salute, non aveva problemi cardiaci né di altro tipo. Era solo affetto da microcitemia, ossia aveva i globuli rossi più piccoli della norma, e l’aveva segnalato prima dell’iniezione. Aveva poi fatto da pochi giorni il tampone molecolare ed era negativo”. Tognatti, racconta la moglie, era “molto” contento di fare l’iniezione. “Più che altro era stufo della pandemia, che aveva stravolto il suo modo di insegnare”. Né aveva il timore di eventuali reazioni avverse. “Lui diceva che le poche decine di casi sospetti non è detto che fossero legati al vaccino. E in ogni caso si sa che con i vaccini ci possono essere delle controindicazioni, ma è l’unica strada che esiste per uscire dalla pandemia”.

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