Aveva garantito che avrebbe convocato una conferenza stampa per chiarire i suoi rapporti con il regime saudita, alla fine ha deciso di auto-intervistarsi. Matteo Renzi, di fronte alle richieste di Pd-M5s-Leu di spiegazioni sui legami con il principe Bin Salman e sulla sua partecipazione a Riad agli eventi della fondazione Future Investment Initiative Institute (del cui advisory board è membro con un compenso fino a 80mila euro annui), ha deciso di diffondere una Enews dove si fa da solo le domande e si dà le risposte. Solo ieri, l’amministrazione Biden ha diffuso un report della Cia che accusa direttamente il principe dell’efferato omicidio del giornalista Khashoggi. Lo stesso principe saudita “intervistato” dal leader di Italia viva, durante una conferenza per la quale è volato a Riad nel pieno della crisi di governo del Conte 2: un colloquio diffuso poi su Youtube nel quale l’ex premier parla in toni entusiastici di un presunto “nuovo Rinascimento” dell’Arabia saudita e si spinge a dire che invida il loro “costo del lavoro”. Secondo Pd-M5s-Leu, il chiarimento ora, alla luce delle accuse della Cia, non è più solo questione di “opportunità”, ma una faccenda di “interesse nazionale“.

Renzi alle critiche risponde auto-intervistandosi: rivendica non solo i rapporti, ma anche i soldi ricevuti. E attacca gli ex alleati di governo, dicendo che “sanno essere uniti solo contro di lui”. E soprattutto, nelle cinque risposte ai suoi stessi interrogativi non cita mai il principe Bin Salman e, di fatto, non entra mai nel dettaglio dei fatti che gli vengono contestati. “Tu, Matteo Renzi, svolgi attività stile conferenze o partecipazione ad advisory board o attività culturali o incarichi di docente presso università fuori dall’Italia?”, è la domanda 1, ovvero quella che dovrebbe chiarire la questione dei compensi. “Risposta: Sì. Svolgo attività previste dalla legge ricevendo un compenso sul quale pago le tasse in Italia. La mia dichiarazione dei redditi è pubblica. Tutto è perfettamente legale e legittimo“. Per evitare di entrare nel dettaglio degli 80mila euro, allora Renzi risparmia a se stesso la seconda domanda e passa subito a una domanda che riguarda presunti finanziamenti ai partiti italiani: “Il tuo partito, Pd prima e Italia Viva poi, ha ricevuto da governi stranieri – o agenzie collegate – finanziamenti per la propria attività politica?”. “Risposta. No. Il Pd sotto la mia gestione e Italia Viva dalla sua nascita non hanno mai ricevuto denari da governi stranieri o strutture ad essi collegati. Mi auguro che possano dirlo tutti gli altri partiti, a cominciare da chi in passato ha stretto rapporti strategici con il Venezuela”. Un riferimento a una vicenda sollevata dal giornale spagnolo Abc a giugno scorso su presunti finanziamenti al M5s, smentita dall’ambasciata di Caracas che parlò di un “documento contraffatto”. E che al momento non ha avuto alcuna conferma.

Archiviata quindi in poche righe la questione dei soldi ricevuti e come questi siano legati al regime saudita, Renzi passa appunto ai rapporti con il principe messo sotto accusa dalla Cia. Domanda 3, Renzi si chiede qualche dettaglio in più sui rapporti con il regime saudita. “E’ giusto intrattenerli”? “Risposta: Sì. Non solo è giusto, ma è anche necessario. L’Arabia Saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico ed è uno dei principali alleati dell’Occidente da decenni”. E per sostenere la sua tesi, cita il presidente degli Stati uniti: “Anche in queste ore il Presidente Biden ha riaffermato la necessità di questa amicizia in una telefonata al Re Salman. Biden ha, tuttavia, ribadito la necessità di procedere con più determinazione sulla strada del rispetto dei diritti. Non dimentichiamo che, fino a cinque anni fa, in Arabia Saudita le donne non potevano nemmeno guidare la macchina. Le esecuzioni capitali stanno scendendo da 184, nel 2019, a 27 nel 2020. Ma Biden ha chiesto giustamente di fare di più. Soprattutto sulla questione del rispetto dei giornalisti. Sulla quale rimando alla domanda numero 5″. A questo punto sarebbe stata necessaria un’altra domanda, piuttosto sull’opportunità di Renzi come senatore e leader di partito (non è un capo di Stato) di avere rapporti con il regime saudita. Ma anche in questo caso, ha deciso di non farsela.

Anzi, alla domanda 4, Renzi ha chiesto a se stesso di parlare di più del programma Vision 2030, ovvero il programma di riforme voluto, finanziato e portato avanti da Bin Salman. “Hai elogiato pubblicamente il Programma Vision 2030. Ti sei pentito di averlo fatto?”. “Risposta: No. Credo in questo programma. Vision2030 è la più grande possibilità per modernizzare l’Arabia Saudita. Ed è una grandissima opportunità anche per le aziende di tutto il mondo che lavorano lì, tra cui moltissime italiane. Rispettare i diritti umani è una esigenza che va sostenuta. Ma chi conosce il punto dal quale il regime saudita partiva sa benissimo che Vision 2030 è la più importante occasione per sviluppare innovazione e per allargare i diritti”. Insomma, Renzi non fa più ricorso all’infelice espressione “nuovo Rinascimento”, giù usata pubblicamente per magnificare l’Arabia saudita, ma di certo non rivede le sue posizioni.

Infine, solo alla domanda 5, arriva a parlare dell’efferato omicidio del giornalista Khashoggi, tagliato a pezzi nell’ambasciata saudita di Istanbul. “Perché tu, Matteo Renzi, non hai condannato la tragica scomparsa del giornalista saudita?”, si chiede. “Risposta: Ho condannato già tre anni fa quel tragico evento e l’ho fatto anche nelle interviste sopra riportate, su tutti i giornali del mondo. Difendere i giornalisti in pericolo di vita è un dovere per tutti. Io l’ho fatto sempre, anche quando sono rimasto solo, come nel Consiglio Europeo del 2015, per i giornalisti turchi arrestati. Difendere la libertà dei giornalisti è un dovere, ovunque, dall’Arabia Saudita all’Iran, dalla Russia alla Turchia, dal Venezuela a Cuba, alla Cina”.

Quindi, a conclusione della sua auto-intervista (“io non scappo mai”, dice a se stesso), parla degli ex alleati di governo. E li attacca per le richieste di chiarimento arrivate in queste ore: “Sono, del resto, felice perché in queste settimane, dopo la fine dell’esperienza del governo Conte (l’ex premier, peraltro, ha ripreso a insegnare proprio a Firenze, auguri sinceri di buon lavoro), i Cinque Stelle, il Pd e persino Leu sono dilaniati da polemiche interne. Litigano su tutto, a cominciare dai posti al governo. Sono davvero felice di essere uno dei rari motivi di unità: si ricompattano solo per sparare a zero su di me”. E chiude: “Mi spiace solo che si utilizzi la vicenda saudita per coprire le difficoltà interne italiane e per giustificare un’alleanza dove – come spesso è accaduto a una certa sinistra – si sta insieme contro l’avversario e non per un’idea”.

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