Il 22 febbraio è stato siglato a livello nazionale il protocollo di intesa per definire le modalità di vaccinazione degli over 80 negli studi dei medici di medicina generale. In Toscana però hanno accelerato i tempi e già venerdì 19 è partito il piano vaccinale regionale che, fin dall’inizio, prevede che gli ultraottantenni si vaccinino dal proprio medico di famiglia. Nessun click-day o lunghe attese a numeri verde come avviene in altre regioni, il paziente non deve far altro che attendere che, in ordine di età, venga contattato dal proprio medico curante. Per i cittadini ultraottantenni senza residenza o casi specifici si stanno prevedendo delle eccezioni ma, per ora, il ritmo delle vaccinazioni prevede sei persone a settimana per ciascun medico. “Ma la lentezza è dovuta alla mancanza di vaccini più che questioni logistiche – spiega Alessio Nastruzzi della Federazione italiana medici di medicina generale della Toscana – speriamo al più presto di potere accelerare”. Il segretario dell’Ordine dei Medici della Toscana Sergio Baglioni ci mostra come, concretamente, i medici di famiglia si organizzano per effettuare prenotazioni, calendarizzare le vaccinazioni e procedere con le iniezioni: “Non è obbligatorio ma, di fatto, non credo che un collega possa deontologicamente tirarsi indietro. Non saremo forse più veloci ma, certamente, con il nostro coinvolgimento la campagna di vaccinazione avrà più efficacia, anche perché il 25% circa dei nostri pazienti, laddove impossibilitati a muoversi, li andremo a vaccinare a domicilio”. Unica voce fuori dal coro quello di Nicola Marini dello Smi, unico dei quattro sindacati di categoria a non aver firmato il protocollo regionale: “Riteniamo che per ragioni di spazi, funzionalità e velocità sarebbe stato meglio optare per degli ‘hub’, tuttavia i nostri 600 associati non si tireranno indietro, nella speranza che in una seconda fase si possano apportare miglioramenti a una logistica che riteniamo deficitaria”. Le persone da vaccinare in Toscana sono 325mila e alle somministrazioni, che avvengono negli studi o in altre strutture indicati dai dottori che, oltre al criterio principale dell’età, possono decidere di dare priorità ai propri pazienti tenendo conto di patologie pregresse o fragilità

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