Quasi tremila bovini bloccati in mare per circa due mesi, in condizioni agghiaccianti. E l’estenuante viaggio iniziato a dicembre dalla Spagna non si è ancora concluso. Due le navi a bordo delle quali questi animali, nel migliore dei casi, si trovano ancora. Le condizioni in cui sono rimasti per così tanto tempo, infatti, fa ritenere che molti di loro possano essere già morti, ma non è chiaro se le carcasse siano ancora a bordo o siano state gettate in mare. La libanese Karim Allah, che trasportava 895 vitelli, ha lasciato Cartagena (Spagna) il 18 dicembre, diretta a Iskenderun, in Turchia, ma poi ha cambiato rotta e si è diretta a Tripoli, dove il carico di bovini è stato rifiutato dalle autorità libiche a causa della febbre catarrale di molti esemplari. Stesso discorso per la Elbeik, che ha lasciato la città spagnola di Tarragona ed è arrivata a Tripoli, in Libia, il 10 gennaio, trasportando 1.776 vitelli. Entrambe le navi hanno vagato da un porto all’altro finora. “L’ennesimo scandalo legato al trasporto di animali vivi su nave. Dopo la tragedia del 2019 della nave Queen Hind capovolta con 14mila pecore a bordo, ci troviamo ora con migliaia di animali bloccati su due navi che vagano da più di due mesi da un porto all’altro in cerca di aiuto” spiega a ilfattoquotidiano.it l’europarlamentare dei Verdi europei, Eleonora Evi, membro della Commissione d’inchiesta per la protezione degli animali durante il trasporto (Anit) e vice presidente dell’Intergruppo sul benessere animale, secondo cui “non possiamo parlare di incidenti isolati, ma di business as usual per un sistema dove le violazioni della già debole normativa Ue sono all’ordine del giorno”.

L’ODISSEA NEL MEDITERRANEO – La Karim Allah si trova ora nella baia di Cartagena, ma il suo attracco non è stato ancora autorizzato. Dopo il rifiuto delle autorità libiche la nave è ripartita e ha chiesto il permesso di attraccare a Bizerte (Tunisia), con tutta probabilità per fare rifornimento di foraggio per gli animali, ma non le è stato consentito l’ingresso né a Bizerte, né in altri porti tunisini. Avvistata nel porto di Augusta il 28 gennaio, ha lasciato la Sicilia dichiarando di essere “parzialmente carica”. E questo fa pensare che molti animali siano già morti, anche se nessuna informazione è stata fornita su che fine abbiano fatto le carcasse. Di fatto, la tappa successiva è stata Cagliari, dove era stata predisposta un’ispezione ufficiale, ma la nave ha deciso inaspettatamente di ripartire alla volta della Spagna e si trova tuttora davanti al porto di Cartagena. Eurogroup for Animals ha lanciato un appello affinché si accelerino le procedura e si facciano salire i veterinari a bordo. Altro viaggio infernale è quello della Elbeik che, dopo aver lasciato Tripoli il 25 gennaio, è stata avvistata a Lampedusa ed è arrivata in Egitto il 1 febbraio, rimanendo al largo di Alessandria fino al 10 febbraio. Poi più nulla, nessuna informazione, fino a qualche giorno fa. La nave si trova tuttora davanti a Cipro, senza più sufficiente cibo per gli animali. Ancora molti i dubbi su cosa sia accaduto a bordo delle navi, dove la situazione sarebbe disperata, secondo quanto denunciato da Animal Welfare Foundation, Animal Equality ed Enpa.

L’EUROPARLAMENTARE EVI (VERDI): “RIFORMARE IL REGOLAMENTO UE” – “Da oltre due mesi questi animali sono costretti in spazi angusti e a viaggiare in condizioni che non rispettano neanche lontanamente gli standard minimi previsti per il trasporto degli animali” spiega Eleonora Evi, che ha firmato una lettera indirizzata alla Commissaria alla salute e alla sicurezza alimentare Stella Kyriakides, affinché vengano presi immediati provvedimenti e si chiarisca anche la posizione delle autorità spagnole, legalmente responsabili della salute degli animali fino alla destinazione finale. Secondo l’europarlamentare dei Verdi è necessario riformare al più presto il regolamento Ue che disciplina il trasporto di animali vivi “abbandonando – spiega – nel più breve tempo possibile il sistema attuale, che costringe ogni anno milioni di animali a viaggi interminabili in condizioni disumane, favorendo invece una transizione verso il trasporto di carne e carcasse. Nel fare questo dobbiamo ridurre drasticamente le ore massime consentite per il trasporto di animali vivi che devono essere ridotte a 4 ore per conigli e polli, 8 per bovini e ovini, con un divieto totale per il trasporto di animali non svezzati e per l’export al di fuori dell’Ue, dove registriamo le violazioni più gravi”.

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