L’ex sottosegretario a Palazzo Chigi con Mario Monti ed ex presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, è stato trovato morto nella sua abitazione a Roma. L’ipotesi degli investigatori è che si sia suicidato sparandosi un colpo di pistola. Il corpo è stato trovato sul balcone e a dare l’allarme è stata la moglie che si trovava in casa con lui. Sul posto, oltre alla polizia e agli agenti della scientifica, il pm Giovanni Bertolini. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo.

Catricalà, è stato avvocato, magistrato, dirigente della pubblica amministrazione e politico. Nato a Catanzaro, aveva 69 anni e attualmente era presidente di Aeroporti di Roma. Solo il 18 febbraio scorso era stato nominato alla guida dell’Istituto Grandi Infrastrutture (Igi), centro-studi dei grandi costruttori di opere pubbliche. Ha iniziato, dopo la laurea in giurisprudenza, come avvocato cassazionista, è stato magistrato del Consiglio di Stato e presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (dal 2005 al 2011). Nella sua carriera ha ricoperto una lunga serie di ruoli tecnici, affiancati frequentemente da incarichi politici. Nel 1997 è stato capo gabinetto del ministro Antonio Maccanico alle Telecomunicazioni, all’epoca del salvataggio di Rete4. Dopo quell’incarico, è iniziata la carriera ministeriale di Catricalà che ha attraversato i vari cambi di governo. Dal 2001 al 2005 è stato segretario generale di Silvio Berlusconi quando era premier. Nel 2011 è diventato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo di Mario Monti. Mentre nel 2013 è stato viceministro con delega alle comunicazioni di Flavio Zanonato, ministro per lo Sviluppo economico dell’esecutivo di Enrico Letta. Nel 2014 fu candidato dal centrodestra alla Corte costituzionale, sostenuto da Berlusconi, Verdini e Gianni Letta: il suo nome venne presentato in ticket con Luciano Violante ed entrambi furono affossati dai franchi tiratori di Pd e Forza Italia. Alla fine Catricalà decise di ritirare la sua candidatura.

A 22 anni si era laureato con lode in giurisprudenza a Roma, dove era stato allievo di Pietro Rescigno: vinto il concorso in magistratura ordinaria, aveva superato anche l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense. Successivamente è stato consigliere e dal 2006 al 2014 presidente di sezione del Consiglio di Stato: nel 2002 ha pubblicato il libro “Lezioni di diritto civile” in cui riporta il contenuto delle lezioni tenute al suo corso per la preparazione al concorso in magistratura. Come professore a contratto ha insegnato Diritto privato nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e Diritto dei consumatori all’Università Luiss Guido Carli. Era anche professore straordinario di diritto privato presso l’Universitas Mercatorum di Roma. Il 18 novembre 2010 era stato designato Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, carica alla quale ha rinunciato pochi giorni dopo. Dopo essere stato candidato alla Corte costituzionale in sostituzione del giudice Luigi Mazzella e dopo la rinuncia alla corsa, si dimise da Presidente di Sezione del Consiglio di Stato della Repubblica Italiana per intraprendere la carriera di avvocato. Ha fondato la Law Academy ed è diventato partner dello Studio Lipani Catricalà &Partners e nel 2015 era stato nominato presidente dell’Oam – Organismo per la gestione degli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi. Nel 2003 è stato nominato Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Il 27 gennaio scorso su Milano Finanza era stato pubblicato il suo ultimo intervento dal titolo “Quella stretta via tra Stato e mercato per rilanciare l’Italia“, nel quale parlava anche del futuro governo Draghi. “Siamo in una fase straordinaria, che richiede la mobilitazione di tutte le energie del Paese e l’abbandono di contrapposizione ideologiche”, scriveva Catricalà. L’emergenza, dunque “impone di concentrarci sulle condizioni dell’intero tessuto produttivo e sull’assetto che si intende dare al sistema economico italiano” e in questo quadro, secondo l’ex presidente dell’Antitrust, “l’intervento diretto dello Stato nelle imprese è infatti solo uno strumento da utilizzare, con attenzione, per ridare slancio a un’economia che da troppi anni stenta a crescere, con ciò ampliando in modo inaccettabile le diseguaglianze sociali”. E, continuava, “siamo davanti a un passaggio epocale durante il quale occorrerà contaminare modelli antitetici tra loro. Perché ha ragione il documento del G-30 coordinato da Mario Draghi a evocare ‘una certa quantità di distruzione creatrice’ e a prevedere che ‘alcune aziende si ridimensioneranno o chiuderanno, altre apriranno; alcuni lavoratori dovranno cambiare imprese e settori con un appropriato re-training e assistenza nella transizione’. Ma non sarà il libero mercato a sprigionare la sua distruzione creatrice: sarà la mano, visibilissima, dello Stato a guidare la direzione. E non solo in Italia”.

Tra i primi a ricordare Catricalà, il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. “Grande amico, grande servitore dello Stato, lascia un incolmabile vuoto in tutti quelli che lo hanno conosciuto e hanno avuto l’onore e il privilegio di lavorare con lui”, ha scritto su Facebook. “E’ un dolore fortissimo”. Mentre su Twitter l’ex premier Letta ha commentato: “Rimango senza parole nell’apprendere la notizia della tragica scomparsa”. Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, lo ha ricordato in una nota: “Servitore dello Stato uomo di governo amministratore e persona che ha illustrato in modo incredibile, in senso positivo, il nostro Paese. La sua tragica fine ci colpisce e ci uniamo al cordoglio della sua famiglia. Ci mancherà”. Cordoglio anche dal segretario Pd Nicola Zingaretti: “Antonio Catricalà è stato un servitore dello Stato di rara intelligenza e profondità. Ha ricoperto, con personalità e professionalità, incarichi di grande responsabilità. Oggi la sua morte colpisce e fa riflettere”.

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