Un governo “assembramento”, spostato sul centrodestra. Con un Pd uscito “ridimensionato dalla crisi” e che rende ancora più necessario “un campo larghissimo nel centrosinistra“. Mentre Renzi prima o poi scalpiterà contro Draghi: “Sarebbe strano il contrario”. Giuseppe Civati, fondatore di Possibile e ora editore di People, fa politica pubblicando libri. E con Ilfattoquotidiano.it mette in guardia dalla tentazione di vedere l’ex presidente della Bce come il “salvatore della Patria”, perché “l’uomo solo al comando va sempre a sbattere”.

Draghi è nella pienezza dei suoi poteri. Il suo discorso è stato ampio e molto ambizioso. Che cosa ne pensa?
Faccio notare che non ha parlato di cultura. Il fatto che sia sempre derubricata è abbastanza agghiacciante. Se ne parla sempre come se fosse in funzione del turismo. Per il resto Draghi ha la possibilità di spendere i soldi rispetto agli altri. Ed è costretto a spendere sul clima.

Questo è buon punto di partenza…
Accade perché un terzo dei fondi del Recovery sono destinati a iniziative ambientali. Interessante è anche l’idea, molto prodiana, delle scuole tecniche. Ma, parlando di grandi sfide, nessuno è riuscito mai a farle. E poi permangono perplessità su Cingolani, che non è proprio Greta Thunberg.

E qual è il giudizio sul governo?
Prima c’era un governo di centro, ora è un governo di centrodestra. Al fianco di Draghi, nel discorso un Aula, c’erano Movimento 5 Stelle (con Patuanelli, ndr) e Lega (con Giorgetti, ndr), proprio perché hanno i numeri più grandi in Parlamento. Chi come me fa l’editore deve guardare al futuro, al ritorno della politica che ne è uscita sconfitta. Adesso c’è una specie di guazzabuglio, un’ammucchiata. Un governo assembramento.

E sulla sua durata cosa prevede?
C’è da chiedersi se Draghi voglia veramente fare il Presidente della Repubblica. Questo significa che si voterebbe nel 2022, siamo praticamente già in campagna elettorale. Nell’immediato, penso che occorra prima di tutto sbloccare i vaccini. Visto che faccio l’editore, scherzando dico ‘mettiamo anche le case editrici a fare i vaccini’. Invece siamo finiti in un gorgo di burocrazia e interessi.

Crede che la vasta maggioranza che sostiene Draghi sia davvero capace di placare le tensioni?
Intorno a Draghi c’è il bar di Guerre stellari. La responsabilità durerà il tempo necessario e sarà rafforzata a causa della pandemia. Tutti faranno gli ‘scemi’ meno del solito. Ma lo faranno.

Chi provocherà maggiori grattacapi a Draghi, anche in vista del semestre bianco?
Il semestre bianco è un fatto istituzionale, dal punto di vista politico è al calor bianco. Dopodiché quello che scalpita di più è il sovranista-europeista Matteo Salvini. Ma scalpiterà anche Renzi, autore di un’operazione tattica che gli ha fatto vincere la partita. Solo che ora deciderà Draghi, non Renzi. Nel centro politico c’è una nuova figura. L’uomo solo al comando non è più Renzi.

Scatterà un sentimento di competizione di Renzi verso Draghi?
Sarebbe strano il contrario: lo ha fatto con tutti. Da me in avanti…

Lo ha fatto anche con la recente crisi, in effetti.
La stessa discussione c’era un anno fa. I giornali del 2020 dicevano le stesse cose delle scorse settimane. Poi è arrivata la pandemia che ha richiesto un approccio più istituzionale, ma abbiamo comunque visto dei leader dell’attuale maggioranza negare l’esistenza del virus. Quel governo, secondo Renzi e altri, doveva cadere prima. Anche perché Conte era stato il presidente del Consiglio con Salvini e poi con Zingaretti. Ora voglio vedere quanto dura questa nostalgia per Conte, anche da parte di chi voleva fare un partito di Conte.

Come mai Renzi ha fatto sparire dal tavolo la richiesta del Mes?
Il Mes ha creato un sacco di problemi ideologici. Adesso nella maggioranza sono entrati altri che non sono d’accordo. Quindi non si fa. Certo, Renzi lo ha usato strumentalmente.

Insieme ad altri argomenti…
Il punto è che se lui poneva delle questioni, bisognava dare delle risposte, che non sono mai arrivate. E poi sono stati cercati personaggi improbabili della Prima Repubblica per rafforzare i numeri della maggioranza.

Cosa accadrà alle norme sui diritti, come la legge Zan, o anche sull’immigrazione?
In un governo non di scopo, ma di scopi, perché ce ne sono vari, sarà tutto rinviato. Per questo era meglio un governo davvero del presidente. Ma i partiti si sono dovuti infilare. Ma Di Maio doveva fare il ministro, Sua Franceschinità doveva restare lì, Giorgetti non vedeva l’ora di fare quello che gli piace di più.

Il governo Draghi cambia gli assetti politici. Che spazi si aprono a sinistra?
Il vero interrogativo è il Pd. In questa crisi non ha contato niente, si è fatto scavalcare a destra e a sinistra. Ha tenuto una posizione di semplice contrapposizione alle incursioni renziane. È uscito ridimensionato. Dopodiché non si può dire ‘o Conte o elezioni’ per fare il governo Draghi, né si dice ‘mai con la Lega’ e andare al governo con la Lega. Dopo Draghi non riesco a immaginare una sinistra che non ragioni in un campo larghissimo. Su questo bisogna essere seri: è inutile parlare di unità di sinistrine, appena lanciate e subito saltate. Suggerisco a Beatrice Brignone (segretaria di Possibile, ndr) e a chi fa politica in prima linea, di tenere il punto sulle questioni, clima, progressività, patrimoniale, diritti, immigrazione. Quelle cose che usciranno dall’agenda di governo bisogna tenerle nel dibattito politico.

Draghi sarà davvero il salvatore della Patria?
Dobbiamo confidare che Draghi faccia bene, senza comportamenti da sabotatori. Ma non facciamo nemmeno i fideisti, perché l’uomo solo al comando va a sbattere tutte le volte, lo dice la storia. Chiedo a tutti di fare politica, c’è bisogno di fare politica: bisogna iscriversi ai partiti. Io preferisco Possibile, che sta anche facendo record di iscrizioni.

Civati avrebbe votato la fiducia?
È una questione che non si pone, perché non sono in Parlamento. Da osservatore dico: non bisogna essere liquidatori, uscendo dalla maggioranza, come ha fatto Fratoianni. Dopo aver ribadito la necessità dell’asse con Pd e 5 Stelle non si capisce perché stare fuori dalla maggioranza. Se non per visibilità. Sono tutte mosse che si bruciano nello spazio di un mattino. Ragiono in termini politici: se lo schema è costruire l’alleanza di centrosinistra, si vota la fiducia. Se si esprime un giudizio sull’operazione, allora non si vota.

Fuori dal Palazzo, che quadro politico si vede?
In questa legislatura lo stesso presidente del Consiglio governava con Salvini, poi ha governato con Zingaretti contro Salvini. Ora Zingaretti e Salvini governano insieme. Senza Conte. Questa è la fotografia della situazione.

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