Per coprire il flop sui vaccini ha silurato il direttore generale, reo d’aver pianificato la campagna troppo in là, a marzo. Ma non parte prima quella sui “test rapidi in farmacia”, per la quale stavolta Letizia Moratti non ha alibi: è tutta farina del suo sacco. Doveva iniziare ai primi di febbraio, l’ultima ipotesi che circola ai piani alti del Pirellone è che si parta il 25 febbraio con i privati e il 1 marzo con il SSR. Un mese di tempo perso così. Mentre in altre regioni come il Lazio, i test rapidi in farmacia sono realtà da oltre due mesi.

La campagna dovrebbe partire con 580 farmacie “allacciate” al sistema informatico regionale dove, su prenotazione, si potranno eseguire i test in convenzione con il SSR, al pari di altre regioni. A differenza di quelli eseguiti o venduti oggi, i test rapidi eseguiti nelle farmacie avranno valore legale e statistico. La tracciabilità sarà garantita, la ricetta non necessaria. In caso di positività, sarà obbligatorio fare il tampone molecolare. Il prelievo si svolgerà esclusivamente su appuntamento. In caso di febbre o sintomatologia compatibile sarà rinviato a data successiva.

Il modello è quello del Lazio e di altre regioni che a loro volta hanno seguito quello pilota di Bolzano, partito già ad agosto del 2020. Federfarma poi ha stipulato accordi in diverse regioni: sta partendo ora la Toscana mentre altre come la Sicilia sono al palo. Nel Lazio da metà dicembre sono attive 500 farmacie e hanno eseguito 500mila tamponi rapidi. “Un’enormità – spiega il vicepresidente di Federfarma Alfredo Procaccini – . Abbiamo svuotato i drive-in e le strutture pubbliche che ora servono solo a eventuale conferma della positività del test rapido. L’affidabilità è assimilata ai molecolari, negli ambulatori e negli ospedali si va giusto a confermare un esito positivo”. Il prezzo convenzionato è di 22 euro.

Quello lombardo ancora non è fissato ma probabilmente sarà di poco superiore. L’assessore Moratti ha firmato la delibera che suggella la convenzione coi farmacisti l’1 di febbraio (scarica l’atto). “Dovevamo partire poco dopo”, spiega il presidente di Federfarma Bergamo, Gianni Petrosillo. “La delibera però è stata rimaneggiata più volte perché era complicatissima e piena di vincoli burocratici, come la necessità di avere la ricetta del medico per la prenotazione. L’ultima chiarisce molti aspetti, a partire dal fatto che non serve alcuna ricetta”. Si arriva così al 18 di febbraio. “Sì ma c’è poi stato il problema del click-day, quell’errore nell’invio degli sms di conferma che ha costretto molti a dirottare le prenotazioni sulle farmacie che stavano attrezzando i quei giorni l’agenda e l’allacciamento al sistema di prenotazione per i test. Per questo abbiamo chiesto noi stessi qualche giorno in più, di andare al 22 di febbraio”. Ma il 22 febbraio non partirà proprio niente. “E’ saltato il direttore generale e tutto si è fermato”, spiega ancora Petrosillo. “Noi a Bergamo dovremmo partire con 130 farmacie. Speriamo vengano confermate le ultime date”. Il condizionale, a questo punto, è d’obbligo.

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