Per trent’anni i suoi bersagli sono stati ambientalisti, femministe, democratici e liberal, ma è stata la voce più influente del mondo conservatore negli Stati Uniti, con 15 milioni di americani che regolarmente ascoltavano il suo The Rush Limbaugh Show, trasmesso da varie emittenti radiofoniche in tutti gli Usa. Rush Limbaugh, uno dei conduttori radiofonici più popolari del Paese, è morto all’età di 70 anni per un cancro ai polmoni. Lo scorso febbraio, poco dopo l’annuncio della diagnosi, l’allora presidente Donald Trump gli conferì la Medaglia della Libertà, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti. Il suo “The Rush Limbaugh Show” era andato in onda per la prima volta nel 1988.

Provocatore, controverso e accanito fumatore di sigari, per anni ha sostenuto che il fumo non provocasse danni e aveva bollato il Covid come un banale raffreddore. Fan sfegatato di Donald Trump e furiosamente critico nei confronti di Obama, nel suo lessico – scrive il New York Times – “coloro che difendevano i senzatetto erano ‘fascisti compassionevoli’, le donne che erano favorevoli all’aborto erano ‘femministe’, gli ambientalisti erano “pazzi che abbracciano gli alberi”. Inoltre “ha ridicolizzato i sintomi della malattia di Parkinson di Michael J. Fox e ha definito il riscaldamento globale una bufala“. Ritenuto un “patriota indomabile, icona di arguzia e saggezza” dai suoi fan, era considerato dai suoi detrattori “un ipocrita ciarlatano, l’uomo più pericoloso d’America”. Quel che è certo, aggiunge ancora il New York Times, era che fosse “un fenomeno commerciale che incassava 85 milioni di dollari all’anno”.

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