Proofpoint, azienda specializzata in sicurezza, ha da poco pubblicato il suo report annuale “State of the Phish“, che analizza i casi di phishing aziendale, approfondendo in particolare consapevolezza, vulnerabilità e resilienza degli utenti.
Il report è basato su un’analisi globale effettuata su oltre 600 professionisti della sicurezza di Stati Uniti, in Australia, Francia, Germania, Giappone, Spagna e Regno Unito, e una ricerca parallela condotta su 3.500 lavoratori adulti negli stessi sette paesi, analizzando i dati di oltre 60 milioni di attacchi di phishing simulati inviati dai clienti di Proofpoint ai loro dipendenti nel corso di un anno, insieme a circa 15 milioni di e-mail segnalate dagli stessi utenti.
Dai dati emerge la necessità di un approccio incentrato sulle persone per la protezione e la formazione di sicurezza, che tenga in considerazione condizioni mutevoli, come quelle vissute dalle aziende durante la pandemia. I risultati dell’indagine rivelano la mancanza di una formazione personalizzata. Ad esempio, per il 90% degli intervistati negli Stati Uniti, la forza lavoro è passata a un modello di lavoro da casa durante lo scorso anno, ma solo il 29% ha affermato di aver formato gli utenti sul lavoro remoto sicuro.
Tra i dati emerge che un numero più elevato di organizzazioni ha ricevuto attacchi di phishing andati a buon fine nel 2020 rispetto al 2019 (57% contro 55%), con gli attacchi di compromissione delle e-mail aziendali che continuano a essere una seria preoccupazione.

Dei due terzi degli intervistati che hanno affermato di aver subìto un attacco ransomware nel 2020, più della metà ha inoltre deciso di pagare il riscatto nella speranza di recuperare rapidamente l’accesso ai dati. Tra chi ha pagato, il 60% ha recuperato l’accesso ai dati/sistemi dopo il primo pagamento. Tuttavia, quasi il 40% è stato colpito da ulteriori richieste di riscatto dopo la prima transazione – con un aumento del 320% rispetto all’anno precedente. Il 32% ha riferito infine di aver accettato di pagare richieste aggiuntive di riscatto, un incremento del 1.500% rispetto al 2019.
“In tutto il mondo, i cybercriminali continuano a prendere di mira le persone con comunicazioni agili, pertinenti e sofisticate, soprattutto attraverso l’e-mail, che rimane il principale vettore di minaccia”, ha spiegato Luca Maiocchi, country manager di Proofpoint Italia. “Garantire che gli utenti capiscano come individuare e segnalare i tentativi di attacco informatico è innegabilmente fondamentale per il business, soprattutto perché gli utenti continuano a lavorare in remoto, spesso in un ambiente meno sicuro. Mentre molte organizzazioni affermano di fornire una formazione sulla consapevolezza della sicurezza ai loro dipendenti, i nostri dati mostrano che la maggior parte non sta facendo abbastanza”.
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