La missione Oms in Cina e a Wuhan per determinare le origini del coronavirus è terminata, ma proprio dagli esperti che hanno partecipato alla spedizione continuano ad emergere elementi che evidenziano la mancanza di trasparenza della Cina, che non ha condiviso tutti i dati di cui è in possesso. Una carenza su cui, dopo Trump, insiste anche l’amministrazione Biden.

Lo scoop arriva da Cnn: gli scienziati della missione hanno scoperto segni di una diffusione della pandemia a Wuhan molto più ampia di quanto si pensasse precedentemente, e stanno “urgentemente” cercando di accedere a centinaia di migliaia di campioni di sangue da Wuhan. Campioni che finora la Cina non gli ha lasciato esaminare. Già nel fine settimana uno dei membri della squadra Oms che ha condotto le indagini a Wuhan, il microbiologo Dominic Dwyer, ha dichiarato che la Cina si sarebbe rifiutata di consegnare alcuni dati chiave sulle origini del Covid-19, e Usa e Gran Bretagna continuano a fare pressioni affinché Pechino condivida le informazioni di cui è a conoscenza.

L’investigatore capo della missione Oms, Peter Ben Embarek, ha rivelato a Cnn che il team ha trovato segni di una più ampia circolazione del virus, stabilendo per la prima volta che già nel mese di dicembre a Wuhan erano presenti più di dieci ceppi. Il team ha inoltre potuto parlare con il primo paziente che secondo le autorità cinesi era risultato contagiato, l’8 dicembre, e che non aveva alle spalle “nessuna storia di viaggi di nota”. Appena rientrato in Svizzera dalla sua missione a Wuhan, Embarek ha riferito alla Cnn che “il virus circolava ampiamente a Wuhan a dicembre, il che rappresenta una nuova scoperta”. Un primo rapporto sulle conclusioni raggiunte durante la missione dovrebbe essere diffuso questa settimana, e presentato con una conferenza stampa a Ginevra.

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