Dalla Provincia di Bolzano a quella di Caserta: l’esplosione di nuovi focolai locali, spesso riconducibili alla presenza di varianti del coronavirus, ha portato le autorità locali a optare nuovamente per la chiusura delle scuole e il ritorno alla didattica a distanza. Se l’Alto Adige da oggi è in lockdown e la Dad durerà almeno fino al 22 febbraio, in Umbria e Abruzzo sono scattate le mini zone rosse e in diversi territori le lezioni si svolgono solo da remoto. La stretta è stata decisa per arginare l’aumento dei contagi dovuti alle varianti inglese e brasiliana. Da ieri la preoccupazione è estesa anche alle Marche, dove casi positivi alla variante inglese sono stati rilevati tra gli alunni delle scuole di Tolentino, Pollenza e Castelfidardo. La scuola quindi richiude in tutta Italia, seppure a macchia di leopardo, per la paura di una crescita incontrollata dei positivi. Gli stessi timori che una settimana fa hanno portato la cancelliera Angela Merkel a dire: “Non siamo ancora pronti per riaprire asili nido e scuole”. In Germania, dove i contagi sono in calo ormai da un mese, gli studenti non sono più tornati in classe dal 16 dicembre scorso.

A Bolzano la decisione di tornare in lockdown, scattata per via dell’alto numero di infezioni, è diventata inevitabile dopo la scoperta di un caso positivo alla variante inglese, che si caratterizza per una maggiore trasmissibilità. Proprio i focolai dovuti alle mutazioni preoccupano in questo momento il Centro Italia. L’Abruzzo, oltre a decidere la zona rossa per tre Comuni (Atessa, San Giovanni Teatino e Tocco da Casauria), ha disposto la didattica a distanza, a partire da oggi e fino al 21 febbraio, nelle scuole superiori. A Pescara, il sindaco Carlo Masci ha esteso il provvedimento a tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado della città: “Sono stato costretto a decidere per la Dad al 100% fino al 16 febbraio per un aumento repentino dei contagi, dal 4 al 14% nella fascia di età tra i 3 e 12 anni. Contagi della variante inglese”.

Variante inglese che è stata trovata anche tra gli studenti marchigiani. Nelle scuole di Tolentino (Macerata) si sono registrati due casi certi e un altro di elevato sospetto che coinvolgono anche un lavoratore presso una pelletteria locale. Un altro caso positivo si registra nella prima media della scuola Vincenzo Monti di Pollenza (Macerata) e altri 3 casi alla scuola Rodari di Castelfidardo (infanzia e primaria), in provincia di Ancona. Domenica sera la decisione di porre in didattica a distanza tutti gli studenti degli istituti coinvolti, mentre da lunedì è stato predisposto un piano per sottoporre a tampone molecolare tutti i ragazzi e il personale docente a rischio.

Stop alle lezioni in presenza da oggi anche in tutti i Comuni dell’Umbria in cui è scattata la zona rossa, ovvero tutta la provincia di Perugia e 6 località del Ternano. Identico provvedimento anche a Chiusi, Comune toscano in provincia di Siena, dove sabato l’Azienda sanitaria ha comunicato 7 bambini positivi su 15 nuovi contagi totali. Sono di oggi invece le notizie di casi di Covid tra gli alunni delle scuole del Casertano: istituti chiusi ad Aversa, Casapulla e Conca della Campania. A Torre Annunziata, vicino Napoli, il primo cittadino Vincenzo Ascione ha firmato l’ordinanza sindacale che sospende le attività didattiche in presenza di tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado dal 9 al 16 febbraio.

Oggi il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, ha citato “gli assembramenti” e “le scuole aperte” tra i fattori che più preoccupano in chiave contagi. Tre giorni fa era stato il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, a chiamare in causa le stesse due ragioni per spiegare la risalita della curva dei positivi. L’esempio che arriva dalla Germania dimostra che il sacrificio della didattica a distanza, ovviamente unito alle altre restrizioni, è un’arma efficace per combattere la pandemia. Berlino, infatti, dopo aver deciso per tutto l’autunno di garantire le lezioni in presenza, ha cambiato idea quando a dicembre il boom dei casi sembrava inarrestabile. Il lockdown duro entrato in vigore il 16 dicembre non è ancora finito e ha coinvolto anche le scuole, tutt’ora chiuse. Il motivo lo ha spiegato l’Istituto Robert Koch a ilfattoquotidiano.it: l’incidenza dei casi tra gli alunni era aumentata di 4 volte rispetto all’estate.

Gli ultimi dati forniti dallo stesso Istituto dicono che in Germania nella settimana dal 25 al 31 gennaio l’incidenza era di 94 casi ogni 100mila abitanti. Nei giovani tra i 15 e i 19 anni era di 88 casi ogni 100mila. Prima del lockdown, tra il 7 e il 13 dicembre 2020, l’incidenza generale era di 188 casi, quella tra i 15-19enni schizzava a 224 casi. Così i tedeschi sono passati dagli oltre 30mila positivi in 24 ore di dicembre a una media giornaliera inferiore ai 10mila contagi nei primi 7 giorni di febbraio. Ora tra i leader politici tornano le pressioni per una riapertura delle scuole, seppure con misure rafforzate. La cancelliera Merkel, in vista dell’incontro previsto per mercoledì con i ministri-presidenti dei Länder, ha ricordato però che il pericolo rappresentato dalle varianti dovrà essere tenuto in considerazione.

Articolo Precedente

La didattica mista in Calabria, l’ultima missione impossibile

next
Articolo Successivo

Focolaio Covid in una scuola a Perugia, lo schema di due bimbe di terza elementare: così hanno tracciato il contagio tra i compagni

next