Nel 2019 le persone a rischio povertà sono diminuite di una quota di poco inferiore al 2 per cento. Il numero effettivo è oltre un milione di persone: se coloro che si trovano in situazione di disagio nel 2018 erano 16 milioni e 441mila un anno dopo sono diventati 15 milioni e 388mila (nel 2016 erano oltre 18 milioni). A certificarlo è l’Eurostat. Il 2019 è stato l’anno dell’introduzione del reddito di cittadinanza che quindi, dalle prime erogazioni di aprile di quell’anno, ha avuto un ruolo nella riduzione dell’area di rischio povertà e esclusione sociale. I dati si riferiscono comunque alla situazione pre Covid. Nell’area euro la percentuale si è ridotta dello 0,8 per cento (dal 21,6 al 20,8). Per il 2021, secondo quanto prevede il bilancio preventivo dell’Inps, è prevista una spesa per reddito e pensione di cittadinanza di quasi 7,2 miliardi, in lieve calo rispetto al bilancio 2020. A dicembre percepivano il reddito 1,25 milioni di famiglie per 2,9 milioni di persone coinvolte. Il tema del reddito di cittadinanza è stato inevitabilmente uno di quelli portati dal M5s al tavolo delle consultazioni del premier incaricato Mario Draghi. Secondo la delegazione dei Cinquestelle il presidente del Consiglio in pectore si è dimostrato “sensibile” all’argomento.

Se la parte sull’accompagnamento al lavoro dei titolari di reddito occupabili non è partita, complice anche nel 2020 la pandemia e le difficoltà economiche che sono seguite, sembra invece aver avuto effetti positivi l’erogazione del sussidio economico (al netto dei furbetti che non ne avevano diritto che sono stati numerosi). Più nel dettaglio i dati Eurostat per il 2019 dicono che la percentuale di coloro che hanno un reddito disponibile inferiore al 60% del reddito medio nazionale, o sono in una situazione di deprivazione materiale o vivono in famiglie con bassa intensità di lavoro, è scesa dal 27,3% del 2018 al 25,6% del 2019. In pratica le persone in questa situazione di disagio erano nel 2019 15,388.000, in calo di oltre un milione rispetto alle 16.441.000 del 2018 (erano quasi 18,2 milioni nel 2016). Nell’area euro la percentuale si è ridotta al 20,8% dal 21,6% del 2018.

Il rischio di povertà ed esclusione sociale è maggiore per le donne e per i più giovani mentre è più basso per gli over 65 (19,8%). Se la percentuale complessiva delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale nel 2019 era 25,6%, era al 30,8% tra i 20 e i 29 anni (in calo dal 34,7%). Per le donne il rischio è più alto che per gli uomini con il 26,6% nel 2019 a fronte del 24,5%. La povertà e l’esclusione sociale si concentrano nelle regioni del Sud con la Campania che ha il 49,7% delle persone in questa situazione, una su due, top tra le regioni Ue.

L’Eurostat conferma – ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico – che in Italia c’è stato “un calo importante del numero di coloro che sono in povertà o a rischio di povertà ed esclusione sociale nel 2019, primo anno di introduzione del reddito di cittadinanza. La pandemia nel 2020 ha ridotto i redditi degli italiani, ma grazie al Rdc e alle politiche sociali di contenimento messe in atto tempestivamente, il calo del reddito nel 2020 è stato inferiore del 51% rispetto a quello che sarebbe potuto essere in assenza di politiche anti covid. Il 2021 – ha concluso – dovrà essere l’anno del rilancio anche delle politiche attive e degli investimenti, sfruttando al massimo le capacità del Paese e le opportunità del Recovery fund”.

In una versione precedente l’articolo aveva un titolo non corretto. Ce ne scusiamo con i lettori.

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