di Simone Simeone

Detta anche Battered Woman Syndrome, a grandi linee da non prendere come oro colato, trattasi di una specifica forma di Sindrome da Stress Post-Traumatico nella quale un individuo che si trova a ricevere ripetuti abusi si convince non solo di non aver via d’uscita da questo ciclo, ma addirittura di meritarlo.

Non me ne vogliano psicoterapeuti e studiosi della disciplina tutti, ma procederò ora a diagnosticare non un singolo, ma gruppi di persone con questa afflizione o, quantomeno, postulerò che la risoluzione della attuale crisi di governo può portare a questo: un crudele circolo vizioso che non farà altro che logorare lentamente gli abusati.

Partiamo da ciò che le ‘vittime’ hanno da proteggere: la tenuta stabile dell’Italia nel suo momento più difficile dal 1945; uno sforzo vaccinale che si fa sempre più complesso; un piano d’investimenti di portata epocale; l’elezione del futuro capo dello Stato; un’alleanza invisa a molti da prima ancora che fosse postulata; le tenute interne delle forze che ne fanno parte.

Per onestà intellettuale si deve ammettere che il bivio al quale si trovano costoro non è facile, tra accettare un ritorno dal partner abusivo e un salto nel buio verso elezioni nelle quali si vedono svantaggiate – numericamente non ci sono altre alternative. Tuttavia, la stessa onestà intellettuale preme di far notare che un Conte non può essere per sempre.

Un premier per caso che si è rivelato popolare, abile e resiliente in circostanze eccezionali; sulle cui spalle però sembra che stiano mettendo responsabilità che non gli dovrebbero competere. Se è vero che Conte è un punto di sintesi di questo governo e dello sbandierato ‘Campo Progressista’ non può essere un caso isolato, tanto più se logorato dagli eventi correnti.

Bistrattato, insultato ed attaccato, definito ‘vulnus democratico’ da un individuo che ha poi barbaradursato il principe bin Salman, è ovvio che non avrà più l’autorevolezza e la forza contrattuale di prima, se costretto ad ingoiare la quantità industriale di rospi rignanesi e concedergli molto o tutto, ora e quando – forte della sua vittoria in questo frangente – l’abusante abuserà di nuovo.

Se l’unica cosa che tiene in piedi questo campo progressista è la singola figura di Conte, il cui amor proprio potrebbe legittimamente un giorno vincere sull’amor di patria, non è una vera prospettiva: è un’ideologia presa a leasing da forze che puntano su questo per allontanare quanto più possibile il giorno in cui i propri nodi interni verranno dolorosamente al pettine.

Se la pandemia ha inizialmente messo in standby le ambizioni personali dell’abusante, lo stesso ha fatto con i vari problemi interni degli altri componenti della compagine di governo. Sono sempre lì, in procinto di esplodere, in attesa della scintilla. Potrebbe essere la mancanza del contiano cardine di supporto, l’ennesimo palliatone da parte del carnefice o puro spirito d’emulazione: se può lui, perché io no? Un abusato che diventa aguzzino, caso da libro di testo.

C’è poi la prospettiva più terrificante e tragicamente plausibile. L’abusante, una volta ottenuto tutto ciò che può dalle sue vittime, non dovrà fare altro che lasciarle nuovamente per più verdi e vergini pascoli, rendendo tutto ciò che si è sopportato, tra compromessi, rinunce e snaturarsi di ogni cosa che si aveva a cuore, assolutamente inutile… Facciamo nel semestre bianco? Un’eventualità nella quale, è bene ricordare, tutti i nodi non avrebbero più ragione di trattenersi dall’esplodere e, al colore di debolezza e passività mostrata dalle compagini di governo, aggiungerebbero un sottotono di chaos che, con l’attuale legge elettorale, le indebolirebbe ancora di più.

Considerando la polveriera sociale con la quale tutto questo si dovrà prima o poi confrontare, spontanea sorge la domanda: ne vale davvero la pena?

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