In Valle d’Aosta i docenti che si trovano in una classe focolaio sono obbligati a fare il tampone. La misura è stata presa dalla sovrintendente agli studi Marina Fey e dal direttore sanitario dell’Azienda unità sanitaria che hanno firmato una nota congiunta diretta ai presidi. L’imposizione del test è uno dei provvedimenti che fa della più piccola regione italiana un laboratorio. In Valle d’Aosta d’altro canto – a differenza del resto d’Italia – hanno praticamente già terminato la campagna vaccinale per i sanitari che hanno aderito al 50% e sono passati ai docenti con più di 55 anni e alle forze dell’ordine.

La decisione di obbligare gli insegnanti a sottoporsi al tampone è nata negli uffici della Regione dove hanno chiesto all’autorità sanitaria come comportarsi. “Dagli esperti del settore prevenzione – spiega l’assessore regionale all’Istruzione Luciano Caveri – è arrivata l’indicazione di non lasciare alcuna discrezionalità di fronte alla presenza di un focolaio in una o più classi. A quel punto abbiamo inviato la nota ai dirigenti scolastici che l’hanno applicata”. Ad oggi non è sorto alcun problema: l’assessorato non ha avuto segnalazioni di persone che si sono rifiutate di effettuare il tampone.

In Valle d’Aosta anche i tre screening fatti sui docenti (tra cui uno prima della riapertura di gennaio) hanno dato esiti positivi con una partecipazione elevata. Nessun problema nemmeno sul piano dei trasporti: il piano elaborato è funzionato grazie anche alla collaborazione con le forze dell’ordine e con il volontariato sociale. In molti paesi alle pensiline e davanti alle scuole, sono scesi in campo gli ex alpini che hanno dato una mano per evitare gli assembramenti.

Ora sul tavolo di Caveri c’è un taccuino con segnata una data: 1 marzo. L’intenzione della Regione è quella di passare dal 50% di frequenza nella scuola secondaria di secondo grado al 75% solo alla fine del mese di febbraio, sempre che i dati della curva epidemiologica lo consentano. A frenare il contagio – a detta dell’assessore – è stata anche la decisione di evitare il tempo pieno in alcune scuole di grandi dimensioni della città di Aosta: “Abbiamo pensato di evitare la mensa, perché può essere un luogo dove più facilmente si trasmette il virus nonostante la mascherina e il distanziamento. In questi istituti superiori i ragazzi fanno la mattina in presenza e al pomeriggio sono tutti in didattica a distanza”.

La Valle d’Aosta ora punta tutto sui vaccini. L’autorità sanitaria ha consigliato di tutelare i docenti oltre i 55 anni: per loro è già scattata la prima dose. Il richiamo, invece, sta scontando i ritardi sulle consegne. “Completata la campagna sugli insegnanti a rischio e sulle forze dell’ordine, quando arriveranno gli altri vaccini – spiega Caveri – inizieremo a farli agli ultra ottantenni. Noi siamo pronti ad accelerare. Abbiamo solo bisogno di avere le dosi necessarie per completare la campagna iniziata”.

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