“Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia”. Sono rivolte in direzione Il Cairo le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del quinto anniversario della sparizione di Giulio Regeni, torturato e ucciso nei nove giorni tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016 nella capitale egiziana. Dichiarazioni, quelle del Capo dello Stato, che spingono l’azione dei pm romani, che per l’omicidio del ricercatore di Fiumicello hanno chiesto il rinvio a giudizio per quattro agenti della National Security di Abdel Fattah al-Sisi, e delle istituzioni italiane che più volte hanno denunciato la mancanza di collaborazione da parte della controparte governativa e giudiziaria egiziana. Ed è notizia di oggi che è stata fissata al 29 aprile prossimo l’udienza preliminare davanti al gup di Roma, Pier Luigi Balestrieri, per i quattro agenti egiziani.

“Sono trascorsi cinque anni dal rapimento a Il Cairo di Giulio Regeni, poi torturato e barbaramente ucciso dai suoi spietati aguzzini. Un giovane italiano, impegnato nel completare il percorso di studi, ha visto crudelmente strappati i propri progetti di vita con una tale ferocia da infliggere una ferita assai profonda nell’animo di tutti gli italiani”, esordisce Mattarella nel suo messaggio prima di manifestare la propria “vicinanza e solidarietà ai genitori, che nel dolore più straziante sono stati capaci in questi anni di riversare ogni energia per ottenere la verità, per chiedere che vengano ricostruite le responsabilità e affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona”.

Il Presidente elogia il lavoro della Procura di Roma, il primo vero risultato ottenuto in cinque anni in cui le omissioni, le menzogne e i depistaggi hanno caratterizzato la tragica vicenda della morte di Giulio. La ricostruzione dei nove giorni di sequestro di Regeni, riportata in sede di commissione parlamentare d’inchiesta dal procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, e dall’aggiunto Sergio Colaiocco, ha mostrato la crudeltà con la quale i servizi segreti del Cairo hanno infierito sul corpo del giovane, portando però alla luce un primo pezzo di verità, nonostante gli ostacoli legati alla mancata collaborazione da parte dei pm egiziani: “L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli”, ha aggiunto. “In questo doloroso anniversario rinnovo l’auspicio di un impegno comune e convergente per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione europea. Si tratta di un impegno responsabile, unanimemente atteso dai familiari, dalle istituzioni della Repubblica, dalla intera opinione pubblica europea”.

Fonti di Bruxelles fanno sapere che anche l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, è intervenuto sul caso Regeni in sede Consiglio dei ministri degli Esteri. Il capo della diplomazia Ue ha ringraziato Luigi Di Maio per aver chiesto di discuterne in sede europea, visto che si tratta di una questione grave non solo per l’Italia ma per tutta l’Unione: parlando del “brutale” assassinio, Borrell ha evidenziato come da allora si sia chiesto all’Egitto di far luce sul caso e di cooperare. “Siamo sodali” con l’Italia e la famiglia Regeni nella richiesta di far piena luce. “Il caso di Giulio Regeni è una questione grave per l’Italia e per l’intera Unione europea. Continuiamo ad esortare l’Egitto a cooperare in pieno con le autorità italiane sulle responsabilità, e affinché sia fatta giustizia”, ha poi detto a margine del summit.

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