Sono state depositate le motivazioni della decisione della Cassazione che ha accolto il ricorso della difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. I due ricorsi della difesa del muratore di Mapello, condannato in tutti i gradi di giudizio al fine pena mai, sono “fondati” per gli ermellini e pertanto i provvedimenti impugnati vanno “annullati con rinvio alla corte d’Assise di Bergamo” che dovrà fissare un’udienza per decidere i tempi e le modalità di accesso ai reperti tra cui i campioni di Dna. Yara, 13 anni, fu uccisa il 26 novembre 2010 a Brembate (Bergamo). Il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo. La procura di Bergamo per trovare l’assassino aveva autorizzato migliaia di test del Dna per cercare il match con il profilo genetico dell’assassino.
I difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, chiedevano – dopo il dietrofront dei giudici d’assise di Bergamo – di accedere ai reperti per promuovere un’eventuale revisione del processo. Nella sentenza alquanto tecnica dello scorso 12 gennaio, appena depositata, si ricorda come dal provvedimento di confisca emesso dai giudici d’assise di Bergamo “era emersa l’esistenza di provette contenenti 54 campioni di Dna estratti dagli slip (dove è stata trovata la traccia di Ignoto 1 attribuita a Bossetti, ndr) e dai leggings della vittima, nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che aveva confermato la condanna di Bossetti avesse dato atto del totale esaurimento del materiale genetico”. Reperti che ora possono essere analizzati dal pool di esperti del condannato, non appena i giudici di Bergamo fisseranno un’udienza per discutere della questione. In particolare, la difesa chiedeva l’accesso ai reperti oggetto di indagini, ai campioni di Dna e ad acquisire le immagini ad alta risoluzione effettuate dal Ris relative ai reperti analizzati.
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