Brian di Nazareth è uno dei miei film preferiti. Molte scene rappresentano le assurdità del nostro vivere, come la lotta contro la realtà che fa dire a Sten di essere oppresso perché non è una donna e non può avere figli. Dove lo vuoi far crescere tuo figlio? gli dicono. In un barattolo? È inutile ingaggiare lotte contro la realtà, meglio scendere a patti, perché tanto vince sempre lei.

L’Italia ha detto due volte no al nucleare, di fronte a dure realtà che hanno provato la scelleratezza di questa scelta. Ma qualche centrale l’avevamo già costruita, e ha prodotto scorie. Inoltre in medicina e in altri campi di ricerca si fa ampio uso di materiale radioattivo. Le scorie nucleari ci sono: è una realtà che non ci piace, ma c’è, e negarla è inutile.

Le scorie nucleari sono state accumulate in siti non idonei, in contenitori non sicuri nel lungo termine. Le decisioni su destinazioni sicure e definitive sono state rimandate, aspettando che qualcun altro si bruciasse con il cerino.

I siti di stoccaggio non devono essere soggetti a terremoti, e devono avere molte altre caratteristiche che garantiscano una relativa sicurezza, tra cui l’assenza di grandi concentrazioni di popolazione. Non spetta a me fare l’elenco dei requisiti che minimizzino il rischio di contaminazioni per incidenti. Inclusi gli atti terroristici. Poi bisogna progettare le modalità di stoccaggio, in modo da massimizzare la sicurezza. Poniamo che tutto questo si facesse, e che i siti fossero resi pubblici, pensate che chi vive nelle vicinanze sarebbe contento? Io non lo sarei, non mi sentirei sicuro. E direi: perché proprio qui? Fateli da qualche altra parte! Si chiama la sindrome Nimby (Not In My Back Yard) non nel cortile dietro casa mia. Può anche succedere che siti “idonei” siano parchi naturali, tipo le Murge, in Puglia.

Mi pare di ricordare che Raffaele Fitto, al tempo del secondo referendum nucleare, durante una tribuna referendaria, disse che diverse Regioni erano pronte a accogliere le centrali. Lui era ministro per i Rapporti con le regioni. Alla domanda: ci può dire quali? Lui, serafico, rispose: ora non me lo ricordo. C’è qualche regione, provincia, comune che dica: OK, ci sto, venite a mettere qui le scorie? Non mi pare. Se ci fosse, avremmo risolto il problema. Se l’amministratore locale del posto in cui vivo dicesse una cosa del genere andrei ad aspettarlo sotto casa.

Bene. Questo però non risolve il problema della realtà. Le scorie ci sono. E i posti dove sono ora non sono sicuri. Molti non sanno neppure di abitare vicino a depositi insicuri di scorie nucleari. Se lo sapessero direbbero: andate a metterle da qualche altra parte, perché proprio qui? Belli i tempi in cui il prof. Veronesi diceva che lui le scorie se le sarebbe messe sotto al letto! Certo, si potrebbero mettere nei fondi degli edifici della sua Fondazione. Ma ci scommetto che quell’affermazione verrebbe presto sconfessata persino dagli eredi morali del luminare della cancerologia mondiale.

E quindi? Come se ne esce? Mi piacerebbe moltissimo avere una risposta pronta. Non sono un esperto di sicurezza nucleare e quindi non ce l’ho. Ho assistito a una conferenza di un esperto che spiegava che persino lo smaltimento in mare, nelle fosse oceaniche, non sia molto sicuro. Per l’inquinamento il mondo è piccolissimo. Il ddt fu trovato nel grasso dei pinguini antartici e in quello degli orsi bianchi, anche se ai poli il ddt non era mai stato usato.

Potremmo metterle su qualche missile e spararle fuori dal sistema solare, quando, genialmente, azzardai una delle tante soluzioni da bar sport che tutti noi abbiamo sempre in serbo. Ma un incidente durante il lancio potrebbe causare un olocausto nucleare, mi fu risposto.

I problemi non si risolvono negandoli. Prima o poi ci esplodono in faccia. Tutto questo ci deve servire di lezione per il futuro. Ogni cosa che costruiamo deve essere progettata pensando anche a cosa ne faremo dopo che avrà smesso di funzionare. Come dismettere quello che non usiamo più? L’uranio impoverito viene usato a scopi militari. Ma, oltre ad uccidere i “nemici” fa morire anche i soldati che lo usano, provocando leucemie letali. Non è un bel riciclo usare le scorie per fare armi. Molte ricerche in campi apparentemente “civili” sono pretesti per giustificare lo sviluppo di tecnologie belliche mascherato da ricerca scientifica.

Le generazioni future stanno diventando le generazioni presenti, e si trovano a dover risolvere i problemi causati da generazioni di irresponsabili che hanno pensato solo ai benefici immediati senza pensare ai costi futuri. Anche le scorie nucleari sono parte del debito pubblico. Il creditore di questo debito è implacabile, ed esige prezzi che non si pagano con i soldi.

Qualcuno potrebbe pensare di comprare spazio in qualche paese alla disperazione, o di pagare qualche paese in grado tecnologicamente di offrire garanzie assolute, e dislocare altrove la nostra spazzatura nucleare, come facciamo già con la spazzatura “normale”. Ma si tratterà solo di spostare il problema. Il mondo è troppo piccolo per moltissime contaminazioni che passano rapidamente da locali a globali. Il nostro cortile di casa è il pianeta Terra.

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