Finalmente qualcosa di davvero nuovo nella vecchissima “new economy”. Un gruppo di 400 tra ingegneri e altri dipendenti di Google hanno dato vita alla primo gruppo sindacale all’interno del colosso del web. Google, come tutte le “big tech”, ha sempre osteggiato ferocemente qualsiasi forma di organizzazione tra lavoratori. Un atteggiamento che rimanda agli inizi del secolo scorso, più che al “futuro” in cui amano collocarsi queste società. Il sindacato di Google si chiama “Alphabet Workers Union”, con riferimento alla casa madre Alphabet, e si unirà al Communications Workers of America. La costituzione del sindacato è avvenuta inizialmente in segreto, il mese scorso sono stati eletti i rappresentanti, lunedì scorso l’annuncio ufficiale. L’adesione al sindacato comporta il versamento dell’1% della retribuzione, il gruppo assicura protezione e altri aiuti ai lavoratori che scelgono di aderire.

Per ora si tratta di un sindacato di minoranza (i dipendenti di Google sono circa 260mila) che non siederà al tavolo delle trattative per i contratti e le retribuzioni, tema peraltro non prioritario all’interno di una delle aziende più ricche del pianeta, spesso con professionalità di alto livello. L’Alphabet Workers Union fungerà però da punto di riferimento per le rivendicazioni e i malcontenti, emersi tra i lavoratori di Google in questi anni. Il mese scorso la società ha, ad esempio, licenziato arbitrariamente due dipendenti che avevano avanzato critiche sulla gestione dei casi di molestie sessuali in azienda e riserve di natura etica sullo sviluppo di programmi di intelligenza artificiale per il dipartimento della difesa Usa. Le battaglie all’interno di Google non sono insomma per ora tanto di natura economica, quanto di tutela di diritti, rispetto della libertà di opinione e utilizzo delle nuove tecnologie.

Secondo diversi esperti il sindacato di Google, può avere un ruolo cruciale nel portare avanti queste rivendicazioni e costituisce una novità importante nel mondo a-sindacale della Silicon Valley. Sinora Google ha sempre agito “come se le leggi sul lavoro non li riguardassero e potessero trattare i dipendenti esclusivamente in base alle loro decisioni” ha spiegato al New York Times l’esperto di diritto del lavoro Alan Hyde. Quanto accaduto a Google potrebbe essere la palla di neve che dà origine alla valanga. Nei prossimi mesi qualcosa di simile potrebbe vedere la luce nello stabilimento di Amazon in Alabama dove i lavoratori si apprestano a votare per la costituzione di una rappresentanza sindacale.

Quanto sta accadendo nel mondo del web riflette forse il più generale cambio di atteggiamento nei confronti delle organizzazioni sindacali. Dopo aver toccato il punto più basso nel 2010 il gradimento verso le organizzazioni dei lavoratori ha registrato una costante ripresa. Oggi il 48% dei cittadini statunitensi giudica positivamente i sindacati. I giudizi favorevoli sono alti soprattutto tra le generazioni più giovani, i cosiddetti “millenials”, ormai pienamente entrati nel mercato del lavoro. Soprattutto senza particolari distinzioni per orientamento politico. Il 50% dei giovani repubblicani guarda con favore ai sindacati contro il 24% dei repubblicani più anziani.

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Disabili, a lavoro la ‘diversità’ è un valore aggiunto: così vanno sensibilizzate le imprese

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