Part-time con orario fisso e lavoro sollo al mattino trasformato in un part-time a turnazione. È un esempio della ricollocazione che la Legacoop Lombardia ha proposto a sei delle sue lavoratrici. Un “peggioramento della prestazione e delle condizioni di lavoro“, denuncia la Filcams-Cgil Lombardia in un comunicato, chiedendo soluzioni diverse e il rispetto della “dignità sul lavoro“. E sottolineando la “discrasia” tra “quello che viene promosso da Legacoop Lombardia, in fatto di iniziative per i propri aderenti, e quello che poi realizza all’interno del proprio organico”.

Come viene evidenziato nella nota, l’associazione regionale delle imprese cooperative ha annunciato lo scorso autunno la riorganizzazione del personale, che ha portato a un esubero di sei persone su 20. Ma ha garantito che si sarebbe adoperata per la ricollocazione di questi dipendenti. Al momento della verifica su quali sarebbero state le nuove condizioni, il sindacato ha scoperto che “le ricollocazioni peggioravano la prestazione lavorativa”.

“Bisogna sottolineare che le sei persone in esubero sono tutte donne. Tra loro ci sono anche mamme monoreddito con figli piccoli a carico – spiega Filcams-Cgil – Proporre un part-time con turnazione al posto di uno con orario fisso al mattino non è una piccola variazione: vuol dire che alla lavoratrice serviva quel regime orario per organizzare la cura della casa e dei figli”, scrive l’associazione. Tutte le dipendenti hanno una “discreta anzianità aziendale” e hanno svolto i loro compiti “con professionalità e impegno”.

Il sindacato annuncia che sottoporrà la vertenza alla consigliera regionale per le Pari opportunità e che verrà interpellato anche il ministero competente. “È importante sapere che queste scelte avranno delle conseguenze. C’è una discrasia tra quanto viene promosso da Legacoop Lombardia in fatto di iniziative per i suoi aderenti e quello che viene poi realizzato all’interno del proprio organico”.

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