di Stella Saccà

Siamo come in una guerra, solo che le bombe non cadono dall’alto, ma strisciano in silenzio. Come è possibile che in una guerra così subdola e letale, i politici di un paese non facciano squadra, ma anzi usino anche questa drammatica condizione per creare ancora più instabilità?

Questa non è una guerra per il petrolio, per la difesa della democrazia, per la conquista di un territorio. Questa è una guerra i cui schieramenti sono ben chiari: da una parte il virus, dall’altra tutti noi. Come è possibile non avere una classe politica rispettosa non solo dei morti che se ne vanno in questo caso ancora più silenziosamente di come si muore normalmente, ma di tutte le persone il cui pensiero più prossimo non è il cenone di Capodanno o il pranzo di Natale ma riuscire ad esserci ancora?

E non solo dei malati di Covid, ma di tutti i malati. Quelli ad esempio che sono ricoverati per altre patologie e non possono ricevere parenti e amici, protagonisti di solito di quella dose di sollievo che i pazienti in corsia anelano come l’aria. O tutte quelle persone che sono state ‘sentenziate’ dai loro medici e che invece di poter approfittare di quel po’ di vita che resta, invece di poter portare i loro occhi a stupirsi di cose che non hanno ancora mai visto, sono costretti a stare chiusi in casa, in un riparo ancora più scrupoloso di quello che protegge i ‘senza patologie’. Tutti quelli, insomma, che all’#andràtuttobene non ci hanno mai potuto credere.

Forse non è giusto prendersela con chi non pensa a queste persone, con chi si rattrista e dispera perché non può andare a sciare, o al pranzo di Natale, o anche semplicemente continuare con la propria vita di prima, senza rendersi conto che la vita di prima è da un bel po’ che non c’è più. Perché sarebbe come prendersela con uno studente che ha combinato qualche casino durante l’assenza del professore. Perché le istituzioni sono un po’ come gli insegnanti con gli alunni e i genitori con i bambini: devono dare il buon esempio.

E se non ci siamo potuti meritare un’opposizione che per una volta facesse squadra invece che criticare incoerentemente ogni passo di Conte, come possiamo sperare di vedere manifestarsi all’improvviso atti di coscienza sociale? Come possiamo sperare di far capire che siamo come in guerra, solo che le bombe non cadono dall’alto, ma strisciano in silenzio?

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