Un passo indietro dopo l’interdizione disposta dal giudice per le indagini preliminari. Si è dimessa la rettrice dell’Università per Stranieri di Giuliana Grego Bolli indagata, insieme ad altri, nell’inchiesta sul caso dell’esame di italiano al calciatore Luis Suarez. La decisione, secondo quanto riporta l’Ansa, è stata comunicata al ministro dell’Università Gaetano Manfredi. La rettrice è stata sospesa per otto mesi dall’esercizio del pubblico ufficio e cinque giorni aveva scelto il silenzio davanti al giudice. “È una decisione che ho preso da poche ore, con profondo rammarico e personale sofferenza, dopo due anni di gestione sfidante, ma anche proficua dell’Istituzione, che sono stata onorata di aver servito come rettore, dopo aver prima servito come docente devota e dedicata per oltre quaranta anni” le parole della rettrice nella lettera di dimissioni.

Cinque giorni la Grego Bolli – come del resto la professoressa Stefania Spina – si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip e il giorno dopo il Senato Accademico aveva auspicato per i destinatari delle misure interdittive un “passo indietro” quale “atto di responsabilità” “al fine di agevolare un rapido avvicendamento della governance nel superiore interesse dell’Istituzione”. Lo stesso Consiglio di amministrazione aveva sollecitato al direttore generale, Simone Olivieri (già indagato per corruzione nell’inchiesta che ha generato questo fascicolo) di “valutare quale atto di responsabilità l’opportunità di rendere tempestivamente le dimissioni dall’incarico, nel superiore interesse dell’Istituzione”. Nei giorni scorsi la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, il presidente della Provincia di Perugia, Luciano Bacchetta, e dal sindaco del capoluogo, Andrea Romizi aveva chiesto un “atto di responsabilità che porti i destinatari delle misure interdittive a fare un passo indietro, per il bene e nell’interesse dell’Università per Stranieri di Perugia”.

La docente ha comunicato all’Ufficio competente anche le sue dimissioni da dipendente per raggiunti limiti contributivi dall’inizio di marzo dell’anno prossimo. “Ritengo doveroso anteporre, in un momento complesso e difficile – ha sottolineato Grego Bolli in una lettera all’Università -, il bene dell’Ateneo, risorsa importante per il Paese, per il nostro territorio e la nostra città di Perugia, al mio legittimo diritto di difesa che continuerò ad esercitare più liberamente come privato cittadino, nella consapevolezza di avere sempre operato con onestà e correttezza”.

L’esame del campione uruguaiano per cui la Juve stava conducendo una trattativa con il Barcellona, secondo il gip di Perugia, fu una “pantomima” allestita “ad personam” per velocizzare l’iter burocratico, facendo figurare che vi fossero esigenze logistiche e di sicurezza per la questione Covid. Protagonisti da una parte l’Università per stranieri di Perugia che si attivò per “velocizzare al massimo il conseguimento dell’attestato” e “corrispondere supinamente ai desiderata della Juventus”, dall’altra l’entourage bianconero da cui partì “l’input” per effettuare nel capoluogo umbro il test di lingua, indispensabile per tesserare l’attaccante uruguaiano in quel momento in trattativa per passare dal Barcellona ai campioni d’Italia, che però hanno già tesserato due extracomunitari e quindi interessati a far ottenere il passaporto italiano. “Ci stiamo interessando come legali della società della vicenda Suarez”, spiegava l’avvocatessa del club Maria Cesarina Turco l’8 settembre al dg dell’ateneo Simone Olivieri che darà – ad avviso del gip – “piena disponibilità”, insieme alla rettrice Giuliana Grego Bolli, alla “massima facilitazione” dell’esame predisponendo una “sessione ad hoc nel più breve tempo possibile”, in vista del “ritorno d’immagine che ne avrebbe potuto trarre l’ateneo”. Il tutto “salvando l’apparenza delle forme”. Una vicenda che il giudice definisce un “progetto criminoso”. Anche perché l’esame ad avviso degli inquirenti era stato preparato a tavolino e alcuni degli indagati erano consapevoli che Suarez avrebbe parlato un “italiano per amigos” perché la sua conoscenza era “zero”.

Nel registro degli indagati, oltre ai vertici dell’Ateneo, l’esaminatore e chi preparò in giornata il certificato, anche l’avvocata torinese Maria Turco, indicata come “legale incaricato dalla Juventus” per l’allestimento dell’esame accusata di concorso in falso ideologico.
Gli ultimi sviluppi dell’inchiesta hanno coinvolto anche il responsabile dell’area sportiva della società bianconera Fabio Paratici, indagato per false informazioni al pubblico ministero, e Luigi Chiappero, avvocato storico del club per il quale è ipotizzato lo stesso addebito.

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