Il professor Andrea Crisanti lo aveva previsto e lo scenario si è puntualmente verificato. Il Veneto, da regione virtuosa, è diventata maglia nera nella classifica quotidiana dei contagi: “Oggi in Veneto ci sono 5mila casi su 20mila casi di contagio in tutta Italia. Il Veneto è responsabile per un quarto di tutte le trasmissioni in Italia. Penso che questo sia un effetto paradosso della zona gialla”.

Poi il professore spiega: “Uno dei parametri che permettono alle regioni di stare in zona gialla è la capacità di risposta del sistema sanitario, che tra le altre cose si misura con i posti in rianimazione. Questo crea un effetto perverso perché le regioni che hanno più posti in terapia intensiva e in rianimazione permettono al virus di trasmettersi di più perché non attuano le misure restrittive tipiche delle zone arancioni o rosse. E questo è puntualmente accaduto in Veneto”.
Insomma, si abbassa la guardia avendo a disposizione un numero maggiore di posti: “La zona gialla, abbinata alle misure di prevenzione che vengono adottate oggi in Veneto, non funziona. Questo è dovuto sia all’utilizzo dei test rapidi – che hanno sensibilità bassa – e poi perché manca la visione della comprensione del contagio e di come si interrompono le catene di trasmissione sul territorio. Penso che sia stata gestita a livello di apprendisti stregoni questa cosa”.

Interrogato sulla necessità di un passaggio del Veneto in zona arancione o rossa, Crisanti non ha dubbi: “Se la Lombardia con meno casi è diventata zona rossa non capisco come mai il Veneto sia ancora zona gialla”.

di Francesca Nava

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