“Chiamatemi ex politica, ex parlamentare, ex insegnante, ma non chiamatemi mai ex partigiana. Perché io partigiana lo sarò per sempre”. Così, con le sue parole, pronunciate più volte quanto era in vita, l’Anpi ha voluto dare l’ultimo saluto a Lidia Menapace, voce storica del femminismo e pacifismo italiano, morta il 7 dicembre scorso all’ospedale di Bolzano, all’età di 96 anni, dove era ricoverata per Covid. Una cerimonia trasmessa anche in diretta sul canale Youtube della Città di Bolzano.


Sulla sua bara mazzi di fiori, la bandiera della pace, di rifondazione comunista e un grande simbolo dell’Anpi. In molti hanno voluto lasciare e leggere un messaggio per lei. A partire dal parroco, che ha parlato di Menapace come “Rna donna unica, che ha lottato tutta la vita per la libertà“. “Una persona di una grandezza di animo infinita, che non ha mai smesso di lottare per i suoi ideali”, ha scritto in un bigliettino, letto dal prete, sua nipote. Poi è stata la volta del saluto della giunta comunale che ha sottolineato “il suo impegno per la città e il dovere di ricordarla e portare avanti il suo pensiero. Grazie per aver difeso la democrazia e i diritti delle donne”. “Senza il ruolo delle donne non ci sarebbe stata quella Resistenza. La militanza di Lidia Menapace è stata ostinata, progressiva e ferma fino alla fine“, hanno detto in chiusura i rappresentanti dell’Anpi. La cerimonia funebre si è conclusa con il canto di “Bella ciao“, l’inno della Resistenza.

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