Migliaia di pazienti senza cure odontoiatriche (prenotate, pagate, ma mai ricevute). Interi reparti ospedalieri sbarrati dal 27 ottobre. Oltre 250 lavoratori disperati perché senza stipendio da settembre. Un piano che potrebbe far ripartire tutto, bocciato dal Pirellone. Misteriose telefonate a consiglieri regionali da associazioni che “caldeggiano” soluzioni. Esposti contro Regione Lombardia e interpellanze in consiglio regionale che dividono la maggioranza di Attilio Fontana. Su tutto, il fantasma di Maria Paola Canegrati, Lady Sorriso, la donna che prima della condanna in primo grado a 12 anni, aveva edificato sulle tangenti l’impero dei centri odontoiatrici privati negli ospedali pubblici.

«A me nessuno si è degnato di rispondere, magari risponderanno ai loro colleghi di maggioranza». Il consigliere lombardo del Movimento 5 stelle, Marco Fumagalli, commenta così la presentazione di un’interpellanza della Lega sul fallimento della Odos Service Srl. È il secondo tempo della vicenda Odos, società che gestiva tra gli altri il Centro Odontostomatologico dell’ospedale Niguarda di Milano, ultimo ramo dell’impero Canegrati, titolare di appalti milionari. Il 27 ottobre Odos è fallita e oggi ogni attività di cura è stata sospesa.

Da allora, la curatrice fallimentare Elisabetta Brugnoni ha lavorato su un piano che assicurasse ai pazienti le visite e ai lavoratori lo stipendio. E c’era anche riuscita a trovare una società “sicura e solida”, la Gherò di Bolzano, pronta ad affittare il ramo d’azienda della decotta Odos. «Appena insediata ho contattato le aziende che mi consentissero di riaprire i presidi, pagare gli stipendi, accedere alla Cig per chi non lavorava. E una l’ho trovata». Per la curatrice Brugnoni è la quadratura del cerchio. Eppure tutto s’inceppa, tanto da sollecitare prima l’interpellanza di Fumagalli dei cinquestelle e oggi quella del consigliere della Lega, Alessandro Corbetta. Quali sono «le cause ostative che ancora impediscono la ratifica della proposta?», scrive Corbetta nell’interpellanza, rivolgendosi direttamente all’assessore alla Sanità di Fontana, Giulio Gallera.

Le cause ostative le spiega la curatrice. Per procedere con la soluzione individuata, Brugnoni aveva infatti bisogno dell’ok da parte delle aziende ospedaliere della Regione. «Ho scritto loro, certa che ci sarebbe stato un proforma, e invece…». Invece no. A bloccare il piano Brugnoni è proprio il Pirellone, che «ha sollevato una serie di problematiche incomprensibili e nonostante l’urgenza sul piano sociale non si è mai degnato di dare una risposta», si sfoga la curatrice. «Non c’è la volontà politica di agire. Ma io li porto in tribunale e intendo far partire contro la Regione un’azione di danno». E mentre il Pirellone perdeva tempo, ogni ospedale, Niguarda in testa, ha avviato singoli bandi per appaltare il servizio. Una procedura lunghissima, paradossalmente motivata dalla necessità di “tranquillizzare i pazienti”. Intanto i centri restano serrati. Marco Trivelli, da giungo nuovo dg della sanità lombarda, aveva spiegato al Fatto che c’erano «delle perplessità sull’iter proposto dal curatore. Di carattere giuridico e sostanziale», aggiungendo che «le aziende vorrebbero di massima fare una gara nuova subito, trovando modalità di gestione provvisoria nel frattempo».

A candidarsi alla gestione del solo polo di Niguarda – il più ricco, la manifestazione di interesse appena pubblicata vale 5 milioni di euro per 12 mesi – erano stati anche alcuni ex dipendenti Odos, giudati dal dottor Vincenzo Nicotra, già responsabile dell’ambulatorio. Lo stesso medico scelto da Lady Sorriso, che fu anche accusato di incompetenza professionale dall’ex primario dell’ospedale. Ma, soprattutto, un nome noto alla curatrice, essendo stata lei consulente del pm nel processo Canegrati. Per Brugnoni Nicotra non era un’opzione. Così il medico ha scritto a tutte le direzioni sanitarie, adombrando una “mala gestio” della curatrice. La quale ha reagito con un esposto alla magistratura («e spero che indagheranno», dice).

Ma non è finita qui. L’ultimo capitolo lo racconta direttamente il consigliere regionale M5s Fumagalli, che ha presentato la sua interpellanza su Odos già il 28 ottobre all’indomani del fallimento: «Dopo che ho depositato l’interpellanza, ho ricevuto una telefonata da una strana persona, mai vista né sentita prima, che faceva pressioni a favore della soluzione “proposta da Nicotra”. E francamente, se da una parte c’è Nicotra, e dall’altra un piano approvato dal tribunale, la mia scelta è chiara». All’altro capo del telefono, Marghereta Florea (nella foto con Gallera), berlusconiana di lungo corso, titolare dell’azienda Sano Life Medical e presidente dell’associazione “Il bello che avanza siamo noi”. Tra i soci-fondatori, numerosi nomi apicali di Niguarda, compreso quello dello stesso Trivelli. Tutto materiale finito in un altro esposto presentato da Fumagalli.

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