L’aveva sgozzata e poi si era disfatto del corpo, gettandolo in una fossa di liquami nella campagna della provincia di Cremona. Per tre giorni aveva mandato messaggi dal cellulare di lei, per non destare sospetti. Poi era partito per le vacanze al mare con moglie e figli per due settimane in Sardegna. Oggi la Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per Fabrizio Pasini, l’ex sindacalista accusato di aver ucciso la collega e amante Manuela Bailo nell’estate del 2018.

La Procura generale oggi ha chiesto la condanna a 30 anni, contestando anche l’aggravante della premeditazione, ma la Corte d’appello non ha accolto la richiesta, confermando la condanna. Pasini era stato già stato condannato alla stessa pena in primo grado con rito abbreviato, quindi con sconto della pena di un terzo, dal giudice per l’udienza preliminare, che non avevano ritenuto che l’omicidio fosse stato premeditato. Per l’occultamento di cadavere il giudice aveva aggiunto alle pena 6 mesi.

Dopo la sentenza di primo grado molte associazioni femministe avevano criticato la pena, giudicata troppo lieve per l’efferatezza del femminicidio commesso da Pasini. L’uomo è stato condannato anche a risarcire la famiglia Bailo e la Uil, sindacato per il quale vittima e assassino lavoravano. “Due giorni fa è stata la giornata per l’eliminazione della violenza contro la donna e poi arrivano sentenze di condanne a 16 anni per omicidio. È inaccettabile. Come si fa a dire ad una donna di andare a denunciare?”, si sfoga dopo la sentenza Arianna Bailo, la sorella della 35enne bresciana assassinata.

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