“Il presidente Al Sisi ha permesso una collaborazione giudiziaria che non è quella che noi sognavamo, ma che è decisamente superiore a quella standard“. E ancora: “La non collaborazione egiziana è un falso, la non sufficiente collaborazione egiziana è la realtà”. Sono questi i passaggi più rilevanti delle circa due ore di audizione di Matteo Renzi davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni, insieme a una difesa dell’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini. “Noi abbiamo scelto un signor ambasciatore per Il Cairo, e io non voglio ritirarlo. Voglio la verità“, specifica l’ex presidente del Consiglio, sottolineando che la decisione di ritirarlo “adesso non significa mettere in difficoltà l’ambasciatore e due aziende italiane, ma sembrerebbe finalizzato a parlare all’opinione pubblica e non alla ricerca della verità”. L’allora presidente del Consiglio, oggi leader di Italia Viva ha rivendicato quanto fatto dal suo governo dopo la notizia del barbaro assassinio del ricercatore italiano a Il Cairo e si è scontrato con il Presidente della Commissione d’Inchiesta a cui Renzi ha detto che “non spetta ai politici accertare la verità ma ai magistrati“. Il presidente della commissione, Erasmo Palazzotto, che in precedenza aveva ricordato all’ex presidente del Consiglio come i magistrati italiani avessero accertato “almeno tre accertati casi di depistaggio da parte delle autorità egiziane” ha prontamente replicato: “Siamo stati molto attenti a non sostituirci né sovrapporci al lavoro dei magistrati. Il compito della Commissione d’Inchiesta è quello di restituire una verità politica non giudiziaria di quanto accaduto”.
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