A pochi giorni dalla pubblicazione della sentenza con cui il tribunale di Firenze ha negato ai familiari delle 140 vittime della strage del Moby Prince l’immediato risarcimento dello Stato per il mancato soccorso dei loro cari arrivano le prese di posizione politiche sul caso e Andrea Frailis e Andrea Romano, deputati del Partito Democratico, annunciano il prossimo deposito di un testo di legge per istituire una nuova Commissione d’inchiesta parlamentare. “La tragedia del Moby Prince, che provocò 140 morti la sera del 10 aprile 1991, non ha finito di svelare i suoi misteri – scrivono Frailis e Romano -. La commissione parlamentare d’inchiesta della passata legislatura ha svolto un lavoro importantissimo nell’escludere alcuni elementi che negli anni immediatamente successivi alla tragedia hanno ostacolato le indagini, come ad esempio la presenza della nebbia nella rada di Livorno la sera della tragedia. Quel lavoro va però proseguito e approfondito – concludono i deputati Pd – ecco perché ci facciamo promotori di una proposta di legge che istituisca una nuova commissione parlamentare d’inchiesta, capace di squarciare il velo che ancora avvolge molti aspetti della vicenda e chieda la non più rinviabile riapertura dell’inchiesta della magistratura. Ma abbia anche riguardo delle legittime aspettative dei familiari delle vittime. Su questa proposta di legge auspichiamo ci possa essere il più ampio consenso di tutte le forze politiche”.

Frailis e Romano sembrano aver raccolto l’appello della senatrice Sara Paglini, prima depositaria del ddl istitutivo della commissione nella precedente legislatura, non rieletta in Parlamento nel 2018. “Avevamo chiesto a gran voce che ci fosse anche in questa legislatura la volontà di riaprire una Commissione d’inchiesta ma con rammarico nessuno ha voluto farsi carico di questi 140 morti” ha scritto Paglini il 18 novembre scorso, cui si era unito il collega di commissione Luciano Uras (ex parlamentare della sinistra) “a fianco dei familiari lo Stato non si è visto“. Tra i parlamentari in carica del Movimento 5 Stelle tutto tace mentre si registra al momento solo la dichiarazione pubblica del senatore Gregorio De Falco, gruppo misto, il quale, disaminata tecnicamente la sentenza ha commentato a sostegno della solidità della relazione finale della Commissione d’inchiesta “nemmeno un tribunale può contraddire o sminuire il tenore letterale e la portata storica delle sue conclusioni che hanno fatto luce doverosamente su molti aspetti di rilievo di quella terribile tragedia, che ora ha ottenuto almeno elementi di verità, anche se è ancora priva di una parola di Giustizia, fosse pure soltanto di Giustizia civile”. Nei giorni scorsi proprio dopo la sentenza del giudice di Firenze i familiari delle vittime del Moby avevano scritto alle più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti delle Camere Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Luca Salvetti, sindaco di Livorno, aggiunge che “non si può prescrivere il dolore e non si può prescrivere il percorso di ricerca della verità e della giustizia. Questo per me vale sempre e vale ancora di più quando parliamo della più grande tragedia che abbia colpito la città di Livorno”. Una linea condivisa dal sindaco di Cagliari Paolo Truzzu: “A distanza di trent’anni, e dopo fatti inconfutabili stabiliti anche nelle aule parlamentari, è evidente che giustizia non è stata fatta” dice.

Il consiglio comunale di Livorno, su iniziativa dell’eletta più giovane Aurora Trotta di Potere al Popolo, ha manifestato ieri la volontà di elaborare in sinergia tra tutti i gruppi consiliari un atto di indirizzo rivolto al sindaco su un sostegno tangibile alla battaglia dei familiari delle vittime del disastro del 1991. Il Pd, tra gli altri, ha avanzato anche a livello locale il sostegno ad una nuova commissione d’inchiesta parlamentare. I familiari delle vittime – riuniti in un coordinamento unitario per la prima volta in 30 anni – hanno voluto ringraziare pubblicamente per l’iniziativa politica “Vogliamo ringraziare la consigliera Aurora Trotta per la sua comunicazione in consiglio comunale relativa al nostro appello alle massime cariche istituzionali, perché aiutino l’arrivo di una verità integrale e di una giustizia definitiva attesa da noi da quasi 30 anni – hanno scritto Loris Rispoli, presidente dell’Associazione 140, Luchino Chessa, presidente della Associazione 10 aprile e Marina Caffarata coordinatrice di #iosono141 – Troviamo di buon auspicio il fatto che la consigliera sia la più giovane del consiglio comunale. Ci dà molta speranza sul futuro”.

Gli stessi Rispoli e Chessa hanno annunciato l’avvio di una mobilitazione permanente con la creazione di un coordinamento univoco delle associazioni dei familiari e dell’insieme di persone che negli anni si sono unite alla battaglia di verità e giustizia della strage più grave avvenuta in Italia in tempo di pace. Nome del coordinamento: #iosono141. Alla guida in assistenza alle Associazioni 140 e 10 aprile: Marina Caffarata, moglie della vittima Lido Giampredoni, e Francesco Sanna, creatore della campagna #iosono141 e co-autore insieme a Gabriele Bardazza de Il caso Moby Prince. La strage Impunita (Chiarelettere, 2019). “#iosono141 ha riunito migliaia di persone in questa battaglia civile e oggi devono moltiplicarsi per permetterci di percorrere l’ultimo miglio finale – sottolineano Caffarata e Sanna – Il traguardo è sempre lo stesso: tutta la verità sulla strage di Livorno, tutti i responsabili sottoposti ad un giusto processo e tutte le familiari e tutti i familiari abbiano i giusti ristori economici. A breve presenteremo il piano operativo della mobilitazione ai rappresentanti delle associazioni familiari delle vittime e saranno loro a dare annuncio della serie importante di iniziative previste da qui al trentennale della strage il 10 aprile 2021″. “Abbiamo voluto organizzarci in maniera diversa perché vogliamo essere più incisivi sulla politica sulla magistratura e sulla società” spiega Loris Rispoli, presidente dell’Associazione 140. “Il coordinamento unico delle associazioni dei familiari delle vittime è un passo epocale e non potrà che portare a importanti risultati – assicura Luchino Chessa, presidente dell’associazione 10 aprile – Uniti si vince sempre“.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Caso Santelli, Nicola Morra: “Rai ha annullato la mia partecipazione a Titolo Quinto”. Lo aveva chiesto Forza Italia

next