Dai reparti ospedalieri alla medicina del territorio, le strutture sanitarie del nostro Paese sono sempre più in difficoltà. Secondo gli ultimi dati di Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, nel giro di una settimana le Regioni a rischio sul fronte delle terapie intensive sono passate da 10 a 17. In ognuna è stata superata la soglia del 30% considerata “critica” dal ministero della Salute per le conseguenze che potrebbero verificarsi sulle altre prestazioni sanitarie. La media italiana si attesta quindi al 42%. Non va meglio fuori dagli ospedali, dove i medici di famiglia e pediatri di libera scelta hanno annunciato lo stato di agitazione.

A proclamarlo sono diverse organizzazioni sindacali, tra cui Fp Cgil Medici e Smi, pari al 45% dei medici convenzionati. “I medici sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa dei colleghi malati di Covid“, spiegano. “Sono, infatti, più di 20mila gli operatori sanitari (tra ospedalieri, Mmg e infermieri) infettati da settembre a oggi, tra cui i medici di medicina generale, (lasciati spesso senza protezioni) con gli ambulatori scoperti per i quali a volte non si riesce a trovare sostituti; chi rimane deve svolgere il lavoro anche per altri”. La richiesta è di potenziare la rete territoriale, con l’assunzione delle Usca, il rafforzamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica, nuove assunzioni dei medici di medicina generale convenzionati, di guardie mediche, di medici 118 e penitenziari e dei pediatri.

Bisogni non troppo diversi da quelli degli ospedali, dove la carenza di personale è diventata ancora più problematica con l’incremento dei posti letto imposto dal Covid. I dati di Agenas, aggiornati al 17 novembre, fotografano una situazione molto diversificata sul territorio. Le uniche Regioni dove i ricoveri in rianimazione dei malati Covid non superano il 30% (il livello di allarme indicato dal decreto ministeriale del 30 aprile) sono innanzitutto Molise, Friuli Venezia Giulia e Sicilia, che è vicina al limite. Qui per ora tutte le prestazioni sanitarie che non riguardano il coronavirus restano quindi garantite. Il picco di letti occupati è invece in Lombardia (64%), seguita da Piemonte (61%) e provincia di Bolzano (57%), dove la pressione resta altissima. Male anche l’Umbria (55%) e la Liguria (53%). Soglia superata anche in Abruzzo (37%), Basilicata (33%), Calabria (34%, in forte aumento rispetto al 13% rilevato dai dati del 10 novembre), Campania (34%), Emilia Romagna (35%), Lazio (32%), Marche (45%), provincia di Trento (39%), Puglia (41%), Sardegna (37%), Toscana (47%) e Valle d’Aosta (46%).

Per quanto riguarda i ricoveri in area ‘non critica’, ovvero nei reparti di malattie infettive, pneumologia e medicina interna, la soglia dei posti letto occupati da pazienti Covid – in questo caso fissata al 40% – è superata soprattutto dalla provincia di Bolzano (95%, praticamente vicina alla saturazione), seguita a stretto giro dal Piemonte (92%). Non va molto meglio in Liguria (74%) e Valle d’Aosta (73%, in netto calo rispetto all’85% del 10 novembre). Chiudono il rapporto stilato da Agenas Abruzzo (47%), Calabria (43%), Campania (47%), Emilia Romagna (47%), Lazio (49%), Lombardia (53%), Marche (52%), provincia di Trento (65%), Puglia (51%), Toscana (41%) e Umbria (50%). Complessivamente è stabile al 51% a livello nazionale, ora riguarda 15 Regioni, a fronte delle 12 di 7 giorni fa.

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