Zone rosse imposte nei territori considerati più a rischio, ma pure l’ipotesi di fermare gli spostamenti tra regioni. Sullo sfondo l’ombra lunga dl lockdown nazionale che al momento sembra perdere di consistenza. Ma potrebbe pure essere solo rinviata. I contagi schizzati oltre 30mila per due giorni di seguito da una parte, la necessità secondo di attendere il tempo necessario perché le nuove misure messe in campo lo scorso week end possano dispiegare i loro effetti sulla curva, avevano spinto il governo è al bivio. Giuseppe Conte ha deciso di accelerare anticipando a lunedì alle 12 l’intervento al Parlamento sulle nuove misure, per poi convocare in serata una riunione del governo per discutere e definire un nuovo dpcm. Prima di arrivare a lunedì, però, l’esecutivo sarà impegnato nell’ennesimo fine settimana di vertici fiume. E sul tavolo, oltre alle varie misure, c’è anche il nodo rappresentato dalla scuola: dopo la fumata nera di venerdì, secondo fonti di maggioranza il premier ha avanzato la proposta di conservare la didattica in presenza fino alla seconda media, mentre il resto delle lezioni si potrebbe svolgere a distanza.

Le riunioni fiume di sabato – Sabato Conte ha convocato Comitato tecnico scientifico con i capidelegazione della maggioranza. Erano presenti Silvio Brusaferro, Franco Locatelli, Agostino Miozzo e Domenico Arcuri, il sottosegretario Riccardo Fraccaro, i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza. Il vertice è cominciato poco dopo le 13 a Palazzo Chigi ed è andato avanti ad oltranza nel pomeriggio fino alle 19. Durante l’incontro gli esperti hanno fornito l’interpretazione ragionata della curva epidemiologica alla luce del rapporto dell’ISS presentato ieri. Sono stati analizzati dettagliatamente lo scenario attuale, i trend della curva, e le varie situazioni di criticità. Alla fine del vertice il presidente del consiglio è rimasto in riunione con i soli capidelegazione per continuare il confronto politico. All’esito di questa seconda riunione Speranza ha chiesto al Cts di riunirsi urgentemente e di fornire al governo indicazioni specifiche su quei territori che al momento presentano maggiori criticità e necessitano di ulteriori misure restrittive rispetto al quadro normativo attuale.

I vertici di domenica, il dpcm lunedì – La linea sembra tracciata: dopo il vertice fiume del premier con ministri e capi delegazione, nella mattinata di domenica il presidente del consiglio incontrerà le Regioni e il presidente dell’Anci Antonio Decaro. E metterà sul tavolo i dati sulle zone più a rischio aggiornati nel frattempo dal Comitato tecnico-scientifico nella riunione urgente di sabato. Nel pomeriggio, quindi, Conte si riaggiornerà con i capidelegazione e i capigruppo di maggioranza. Possibile, a questo punto, che incontri anche le opposizioni: il tavolo con le forze parlamentari su informative e dpcm, se mai dovesse vedere la luce, sarà guidato dal ministro Roberto Speranza. Il nuovo Dpcm dovrebbe essere varato nella serata di lunedì, dopo che il premier comparirà in Parlamento per riferire sullenuove misure. Per questo motivo il Cts ha riunito gli esperti a tappe forzate per riaggiornare l’elenco dei territori considerati più a rischio rispetto ai quali dovranno essere valutate nelle prossime ora misure più restrittive. Sembra inoltre prendere forza la possibilità di fermare gli spostamenti tra regioni, fatti salvi motivi di lavoro, salute e urgenza. Sul tavolo anche nuovi orari per i negozi.

Boccia: “Non escluso stop solo in alcune zone” – Che si vada verso la stretta sui territori a più alto indice di contagio lo conferma anche il ministro Francesco Boccia: “Non si esclude la necessità di una, due, tre settimane di stop in alcuni territori, perchè l’indice Rt non è uguale dappertutto”, ha detto il titolare per gli Affari regionali e le Autonomie. Secondo il ministro “in questo momento le aree interne non sono nella condizione delle aree metropolitane e nelle aree metropolitane c’è una maggior difficoltà perché è fin troppo evidente che la difficoltà è legata alla densità di popolazione. E questa cosa evidentemente, in questo momento, va spiegata bene e va rafforzata anche attraverso gli strumenti tecnologici di cui ci siamo dotati”.”Dobbiamo fermare la curva dei contagi che in questo momento, purtroppo, continua a crescere. Se necessario, valuteremo chiusure di due o tre settimane per quelle zone che in questi giorni presentano numeri più preoccupanti”, scrive in una nota il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri. Oggi Conte ha spiegato alla festa de Il Foglio ha spiegato quali sono i criteri seguiti dal suo esecutivo: “Massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità. Noi siamo sempre flessibili. Stiamo lavorando per capire se si deve intervenire ancora”. Intanto proprio dalle aree più a rischio lockdown, Campania e Lombardia, arrivano segnali in senso contrario. Con il governatore Vincenzo De Luca che bolla come una “stupidaggine” la serrata totale a Napoli invocando un intervento generalizzato del governo e Attilio Fontana che solo lunedì incontrerà i sindaci della Lombardia, probabilmente per concordare una mossa su base regionale visto che in sofferenza c’è non solo l’area metropolitana di Milano, dove si va verso la saturazione del testing, ma anche la Brianza e Varese.

Il confronto col Parlamento e con l’opposizione- A parte le strette locali, Conte doveva andare in Parlamento mercoledì e prima di quella data non avrebbe voluto accelerare misure di carattere nazionale. Nella serata di sabato, però, il premier ha anticipato tutto: sarà alla Camera già lunedì. Allo stesso tempo – come raccontato da Il Fatto Quotidiano – già nella giornata di venerdì ha aperto un interlocuzione con Camera e Senato per capire con quali modalità il Parlamento possa essere eventualmente convocato per comunicazioni “immediate”. “Se avessimo un luogo dove confrontarci celermente per arrivare a decisioni veloci, il governo sarebbe ancora più sereno nel prenderle”, ha spiegato il premier. L’idea è quella di una cabina di regia che coinvolga le opposizioni sulla gestione dell’emergenza: dal centrodestra, però, fino ad ora non arrivano segnali positivi.

Il nodo della scuola – Uno dei temi più caldi, ovviamente, rimane quello della scuola. Bisognerà trovare un accordo prima di eventuali decisioni di carattere nazionale, non escluse. Anche per questo, dopo aver messo al sicuro i lavoratori con il prolungamento dello stop ai licenziamenti, Conte venerdì sera ha incontrato la ministra Lucia Azzolina e i capidelegazione dei partiti di maggioranza. Fumata nera e incontro aggiornato probabilmente ad oggi per stabilire qual è la linea da tenere nei confronti dell’insegnamento, dopo le mosse in ordine sparso delle Regioni che hanno la facoltà di potenziare la didattica a distanza al 75% introdotta dall’ultimo decreto. Interventi che qualcuno legge in chiave prodomica a un nuovo giro di vite. La scuola resta uno dei nodi critici: “La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza, alcuni presidenti di regione lo hanno fatto, non è il nostro obiettivo, noi continuiamo a difendere fino alla fine – ha detto ancora Conte – la didattica in presenza. Ma dobbiamo mantenerci vigili per seguire e assicurare la tutela della salute del tessuto economico”. Domenica a Regioni e comuni il premier proporrà un punto di mediazione: lezioni in presenza fino alla seconda media, a distanza dalla terza in su.

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