Andrea Crisanti non ci sta. Non vuole passare per un millantatore, un ricercatore che si è fatto bello con l’efficienza della macchina sanitaria del Veneto e ha poi pubblicato su “Nature” un articolo scientifico in cui vantava la bontà delle proprie intuizioni. E illustrava le scoperte effettuate sul fronte del coronavirus grazie alle indagini effettuate sulla popolazione di Vo’, in provincia di Padova, dove si è sviluppato il primo grande focolaio veneto. Bruno Vespa ha lanciato con grande risonanza un capitolo del suo nuovo libro, di prossima uscita, anticipato da Il Gazzettino, in cui scrive di una lettera inviata dalla responsabile del settore Prevenzione della Regione Veneto, Francesca Russo, alla direzione di “Nature” per smentire alcuni punti dell’articolo. In sostanza, un attacco durissimo alla credibilità di Crisanti. Che però replica a ilfattoquotidiano.it: “È indegno! Dovrò querelare qualcuno”. Ed esibisce le prove, alcuni messaggi WhatsApp che scambiò all’inizio di marzo con il presidente Luca Zaia e che sarebbero la dimostrazione di come la Regione Veneto si sia attivata in base alle indicazioni fornite da Crisanti. A cominciare dal progetto di effettuare 10mila tamponi al giorno.

IL FOCOLAIO – Il paese di Vo’ viene chiuso il 24 febbraio dopo il primo decesso avvenuto nell’ospedale di Schiavonia. Circa una settimana dopo, Crisanti chiede a Zaia di finanziargli “una ricerca epidemiologica per rieseguire tutti i tamponi alla fine della quarantena”. La Regione stanzia 150mila euro dopo un incontro avvenuto il 2 marzo a Venezia. Scrive Vespa: “Crisanti procede con i tamponi, ma le autorità sanitarie venete lamentano di non aver ricevuto i risultati della nuova ricerca. Li leggono, per contro, sulla prestigiosa rivista inglese Nature e notano che il professore si attribuisce la paternità anche del primo giro di tamponi, eseguito invece dall’azienda sanitaria di Padova, per decisione di Zaia, tra il 23 e il 29 febbraio”. Anzi, Crisanti “scrive che questa iniziativa è fondamentale per la strategia del Veneto nella lotta al virus. Lui stesso ne attribuisce la paternità a Zaia, ma nel suo articolo su Nature non vi fa cenno”.

L’AFFONDO DELLA REGIONE – Vespa scrive: “In autunno la Regione del Veneto spedisce a Nature una durissima lettera di replica firmata da Francesca Russo, direttore della Prevenzione”. Ecco alcuni passaggi della lettera: “La pubblicazione ha alterato i fatti, distorcendo la realtà e mistificando quanto è accaduto a Vo’. Tutte le decisioni rilevanti su come affrontare il focolaio hanno avuto origine dall’Ospedale di Schiavonia e sono state assunte dal Presidente della Regione del Veneto di concerto con la Direzione Prevenzione e Sanità Pubblica della Regione e con le autorità sanitarie dell’Azienda Ulss 6 Euganea. Tutto questo è accaduto ancor prima che lo studio di Vo’ fosse concepito”. E ancora: “L’effettuazione dei tamponi è iniziata dopo che l’Ospedale era già stato evacuato e dopo che fosse disposto l’isolamento e il lockdown del Comune di Vo’. Non corrisponde al vero che due indagini sulla popolazione di Vo’ sono state condotte a meno di due settimane di distanza (…) Non è vero che (…) questo studio ha guidato la strategia adottata dalla Regione del Veneto e che questa strategia di testing and tracing ha avuto un impatto notevole sul corso dell’epidemia in Veneto rispetto alle altre regioni italiane. Il caso di Vo’ ha avuto un impatto strategico minimo sull’approccio della Regione del Veneto nell’affrontare l’epidemia”. In conclusione, secondo la Russo: “La pandemia è stata affrontata con largo anticipo rispetto a uno studio progettato e intrapreso a posteriori che non ha avuto il minimo impatto sulle scelte strategiche di sanità pubblica”.

“DICONO COSE INDEGNE” – Il professor Crisanti, replica duramente da Londra. “E’ indegno. Ho la dimostrazione, con i messaggi che ho scambiato con il presidente Zaia di come il piano sanitario sia partito da me e poi recepito in una delibera della giunta regionale del Veneto. Anzi, sono partito da Londra in auto e ho raggiunto Padova su autorizzazione del prefetto proprio per fare quel lavoro”. La smentita a Nature?. “La rivista non ha mai ricevuto la lettera della dottoressa Russo”. I meriti di Zaia? “Ha fatto fare i primi tamponi al paese di Vo’. Ma senza ciò che è stato deciso in seguito, non ci avrebbe capito niente”. Commento di Zaia: “Crisanti è una vicenda dolorosa“.

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