Mentre i contagi in Italia continuano ad aumentare – oggi sono 21994 i nuovi casi – il tracciamento delle catene di contagio è andato in tilt. Le regioni chiedono al ministero della Salute di ridurre il carico di lavoro per le autorità sanitarie, individuano delle priorità, come i tamponi prima ai sintomatici. Da un lato, smettere di cercare gli asintomatici però significa tornare a marzo, quando circa 700mila positivi sono sfuggiti alla diagnosi, secondo i dati Istat-Iss. Dall’altro, aumenta il numero dei casi e le risorse fanno fatica a soddisfare il tracciamento: “Sono numeri significativi e difficilmente sostenibili“, per cui è necessario ricorrere alla mitigazione, ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. La richiesta delle regioni però è stata fortemente criticata da molti esperti perché porterebbe a perdere il controllo della curva epidemiologica, sarebbe “una resa“. Infatti, spiega Flavia Riccardo dell’Iss, è verosimile che “oltre l’80% di tutti coloro che contraggono l’infezione siano asintomatici o paucisintomatici“. I positivi senza sintomi sono il 56,5% sul totale dei test molecolari effettuati nel periodo 20 luglio-20 ottobre. La percentuale era invece pari al 15,1% nei primi tre mesi dell’epidemia (20 febbraio- 20 maggio), quando appunto si faceva il tampone solo a chi aveva dei sintomi.

“Sebbene l’età media di casi di Covid-19 si sia abbassata rispetto alla primavera scorsa, stanno aumentando i casi negli anziani. Per questo i giovani dovrebbero essere particolarmente attenti a proteggerli”, ha spiegato Brusaferro nella conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute. “I dati mostrano una progressione continua nei ricoveri e la sfida è riuscire a gestire l’epidemia garantendo assistenza agli altri bisogni di salute, che continuano a esserci”, ha aggiunto il presidente dell’Iss, rilevando che esiste una soglia, che non va superata, oltre la quale i pazienti affetti da altre patologie non potrebbero più trovare risposta nei nostri ospedali. “L’incidenza del Covid sta crescendo e il Paese è coinvolto in tutte le sue regioni, in alcune delle quali l’incidenza è aumentata più che altrove”, ha spiegato ancora Brusaferro, riferendosi ai dati del monitoraggio presentato venerdì scorso.

Gli asintomatici “possono essere una grossa fonte di contagio“, ha detto il fisico dell’università La Sapienza di Roma, Giorgio Parisi, criticando le richieste delle regioni. L’immuno-virologo Guido Poli, presidente del Patto Trasversale per la Scienza e ordinario di Patologia generale all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sottolinea anche un altro aspetto. : il 20% delle persone affette da coronavirus sono superdiffusori e sono responsabili del “70-80% delle infezioni complessive. All’interno di questo 20% di superdiffusori del virus, la grande maggioranza è rappresentata da soggetti asintomatici”. Ecco perché tracciarli è cosi importante. Poli propone però anche un’altra via per trovare gli asintomatici, i “lockdown chirurgici“. In altre parole, “il contenimento chirurgico di zone dove i dati indicano una diffusione dell’infezione superiore alla media nazionale, come fatto agli inizi dell’epidemia ad esempio a Codogno e Vo’ ma non, purtroppo, ad Alzano“.

“I tamponi molecolari non sono infiniti ed alcuni vorrebbero rivederne la strategia d’uso riservandoli all’analisi clinica, ovvero ai sintomatici“, sottolinea Poli, riferendosi appunto alla richiesta arrivata in primis dalle regioni. “Uno dei problemi – rileva Poli – è riuscire a identificare questi superdiffusori, per i quali si assume che presentino una carica virale più alta della media anche se in merito non disponiamo ancora di dati scientifici consolidati”. Ovviamente, sottolinea, “più si riesce a campionare la popolazione, più si individuano i positivi asintomatici tra i contatti stretti, e tutto ciò si basa su un’analisi attiva anche su una popolazione sana”. Cruciali, quindi, “sono l’osservazione epidemiologica e gli interventi ‘chirurgici’ localizzati, piuttosto che un lockdown generalizzato”. Nelle zone di mini-lockdown, conclude, “bisognerebbe infine procedere a testare in modo esteso la popolazione”.

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