Sequestro di persona, ma anche rifiuto di atti d’ufficio. Sono i due reati di cui dovrà rispondere Matteo Salvini di fronte al tribunale di Palermo il prossimo 12 dicembre. Così ha disposto il tribunale dei Ministri dopo l’autorizzazione a procedere del Parlamento, votata lo scorso luglio per i fatti che riguardano lo sbarco di 147 migranti salvati in mare aperto dalla Ong spagnola Open Arms lo scorso agosto 2019. Il leader della Lega dovrà rispondere delle accuse nell’udienza preliminare, la seconda dopo l’udienza per il caso Gregoretti che si è svolta lo scorso 3 ottobre a Catania, poi rinviata al 20 novembre su richiesta dei legali di Salvini per ascoltare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro Danilo Toninelli. Nell’ambito di quel procedimento sono previste anche le testimonianze di Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese il prossimo 4 dicembre. Ma non sono poche le differenze con quello che aspetterà Salvini a Palermo.

Innanzitutto l’ex vicepremier dovrà rispondere di due reati e non di uno, poi c’è la posizione della procura: i pm di Catania hanno già avanzato la richiesta di archiviazione, mentre la procura di Palermo – con il procuratore Francesco Lo Voi e il sostituto Geri Ferrara – è decisa a sostenere le accuse di fronte al gup, Lorenzo Iannelli. Anche le due vicende sono molto diverse. La nave militare Gregoretti fu trattenuta in mare a largo di Catania per 5 giorni: “Non c’è stato sequestro di persona anche perché non si è verificata alcuna illecita privazione della libertà personale in attesa dell’organizzazione del trasferimento dei migranti presso la destinazione finale”, si è difeso il segretario del Carroccio. La Open Arms, invece, è rimasta in mare per molto più tempo in attesa di sbarcare.

Dal primo agosto fino al 20, la nave battente bandiera spagnola, noleggiata dalla Ong ProActiva – Open Arms, ha atteso in mare aperto con 147 migranti a bordo. Salvati in momenti di diversi, in almeno tre operazioni di salvataggio. Sull’imbarcazione c’erano pure 27 migranti minori non accompagnati, per questo della vicenda si occupò pure il tribunale e la procura dei minori di Palermo. Lo stesso Conte, il 14 agosto del 2019, scrisse a Salvini, invitandolo “ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione”. Ma il leader del carroccio declinò, respingendo “ogni responsabilità al riguardo – scrive il tribunale dei ministri di Palermo nella domanda di autorizzazione a procedere – evidenziando che i minori a bordo della nave spagnola dovevano ritenersi soggetti alla giurisdizione dello stato di bandiera anche con riferimento alla tutela dei loro diritti umani, che inoltre non vi erano evidenze per escludere che gli stessi viaggiassero accompagnati da adulti che ne avevano la responsabilità, comunque ricadente sul comandante della nave”. Stessa risposta che l’ex ministro avrebbe dato anche alle sollecitazioni del tribunale dei minori di Palermo che il 17 agosto avrebbero poi disposto lo sbarco dei 27 minori. Perfino Richard Gere e Chef Rubio salirono sulla Open Arms per portare viveri ai migranti soccorsi e in attesa di sbarco. A sbloccare la situazione fu poi il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che dopo un’ispezione a bordo della nave, dispose il 20 agosto il sequestro dell’imbarcazione, di fatto permettendo lo sbarco di tutti i naufraghi. Eventi che saranno adesso ripercorsi in tribunale a Palermo: “Al di là delle responsabilità dell’ex ministro, per noi è importante che si faccia chiarezza, che si stabilisca l’inviolabilità degli accordi internazionali e dei diritti umani. Il soccorso in mare è diventato emblema di un’Europa che ha perso la rotta sul fronte dei diritti”, commenta Veronica Alfonsi di Open Arms.

Salvini dovrà rispondere di sequestro di persona perché “in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare – scrive la procura di Palermo nella richiesta di autorizzazione a procedere – e di tutela dei diritti umani (Convenzione di Amburgo sulla ricerca ed il soccorso marittimi del 1970) ometteva, senza giustificato motivo, di esitare positivamente le richieste di Pos (place of safety – posto di sicurezza, ndr) inoltrate al suo Ufficio di gabinetto in data 14, 15 e 16 agosto 2019, così provocando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale dei predetti migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave per un tempo giuridicamente apprezzabile, precisamente, dalla notte tra il 14 ed il 15 agosto 2019 sino al 18 agosto 2019, quando ai soggetti minorenni, e per tutti gli altri sino al 20 agosto 2019, data in cui, per effetto dell’intervenuto sequestro preventivo della nave, disposto dalla procura della Repubblica di Agrigento, venivano evacuate le persone a bordo. Fatto aggravato per essere stato commesso da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età”.

Per quanto riguarda il reato di rifiuto di atto d’ufficio, Salvini ne dovrà rispondere per avere “indebitamente rifiutato di esitare positivamente le richieste di un porto sicuro”. “Il capo di gabinetto del ministro, Piantedosi, mi disse telefonicamente che il Pos (il porto sicuro – ndr) a Lampedusa non sarebbe stato concesso”, così ha raccontato ai giudici l’ammiraglio della Guardia Costiera Nunzio Martello. Che ha aggiunto: “Lui suggerì di inviare la nave a Trapani o a Taranto. Io dissi con forza che non avrei autorizzato il movimento in quelle condizioni meteorologiche. La mia priorità è stata quella di autorizzare la sosta a ridosso di Lampedusa, per garantire la sicurezza delle vite umane“.

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