Se salta la regola dei due mandati? “Non sarebbe più il Movimento in cui mi ritroverei. Restare fermi a due mandati non è un’opzione, ma una regola fondativa del Movimento”. Alessandro Di Battista, intervistato da Bruno Vespa nel suo ultimo libro “Perché l’Italia amò Mussolini e come ha resistito alla dittatura del virus” (Mondadori Railibri), torna a parlare del futuro del Movimento e delle sue prospettive politiche. L’ex deputato ha intenzione di ricandidarsi col M5s? “Oggi mi candiderei per un Movimento estraneo alle coalizioni di destra e di sinistra che si presenti da solo con un programma preciso”. Quindi, a Vespa che gli chiede se pensa di lasciare il Movimento, l’ex parlamentare pentastellato ha risposto: “Se ne condivido il progetto resto, se non lo condivido me ne vado. E’ evidente che se il Movimento 5 stelle diventasse un partito come gli altri come quelli denunciati nel 1981 da Berlinguer che occupavano le istituzioni, io non mi ci riconoscerei e me ne andrei”.

L’ex deputato, nel corso dell’intervista, ha parlato dell’alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle. “Se il Movimento 5 stelle andasse alle elezioni in coalizione con il Pd, prenderebbe l’8 per cento”, ha detto. “Infatti se fossi un dirigente del Pd farei di tutto per stare in coalizione con noi perciò rifiuto questa ipotesi. Dobbiamo andare alle elezioni da soli per poi decidere con chi andare al governo. Ma un conto è fare una trattativa stando al 33%, un conto è farla con l’8%”. “E’ quella che lei ha chiamato la morte nera nelle scorse settimane?”, ha chiesto Vespa. “E’ esattamente quello che penso. Ma parlerei di morte nera anche in caso di alleanza strutturale con la Lega“. E, ha dichiarato ancora Di Battista, “il Movimento si sta indebolendo perché sta tornando al bipolarismo. Il M5s è nato per ostacolare il bipolarismo che è il sistema più gradito all’establishment grazie al principio della finta alternanza e della spartizione di potere con le nomine”.

Ma Di Battista è pronto a organizzare una scissione? “Io non farò mai nulla del genere. Io non voglio indebolire il Movimento. Lo amo troppo. Io sono grato al M5s. Gianroberto Casaleggio per me è stato un secondo padre. Con Beppe qualche volta non sono d’accordo, ma mi lega a lui il valore della riconoscenza”. La data che ora aspettano tutti dentro il Movimento, e anche lo stesso Di Battista, è quella degli Stati generali: “Io avrei preferito che si nominasse un capo politico e so che una parte del Movimento è contraria perché teme che possa io ricoprire questo ruolo. E invece io non ho mai avuto particolare interesse a farlo. Un organo collegiale non mi scandalizzerebbe, e anche qui io non ho alcun interesse a farne parte. A me interessa capire qual è l’agenda politica del Movimento per i prossimi dieci anni”.

Intanto proprio oggi è stato diffusa una nota di un gruppo di senatrici del M5s che si è schierata con Alessandro Di Battista, poi firmata da altri parlamentari, nella quale si chiede di fare “una scelta di campo” al Movimento. “Se non ora mai più”, si legge. “Questi due anni e mezzo di governo hanno segnato un momento cruciale per il Movimento 5 Stelle” che “tra il 14 e il 15 novembre dovrà scegliere in quali vesti presentarsi agli elettori e abbiamo deciso di lavorare insieme ad Alessandro Di Battista per l’agenda 20/30”. A firmare la nota sono Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani, Barbara Lezzi, Piernicola Pedicini – Portavoce M5S al Parlamento Europeo,Rosa D’Amato, Ignazio Corrao, Marì Muscarà M5S; Annalucia Grimaldi, Eleonora Evi. “Come gruppo sentiamo la necessità di riprendere i valori identitari del Movimento 5 stelle e vogliamo continuare a contribuire alla crescita di quel laboratorio di idee a cui da più di dieci anni il Movimento ha dato vita per costruire un sistema alternativo a quello neoliberista monocolore, fuori dall’ipocrisia delle ideologie di facciata, per realizzare quel sogno che ci unisce a 11 milioni di italiani di una società in cui nessuno rimane indietro, in cui la sostenibilità ambientale, la scuola pubblica, la sanità pubblica, le piccole e medie imprese, il diritto al lavoro, gli interessi di tutti i cittadini sono l’obiettivo su cui si concentra l’attività istituzionale”. E concludono: “Lo sconcerto che ha prodotto in noi l’ipotesi ventilata da alcuni di legare il Movimento strutturalmente ad un partito di establishment come il Pd, ci ha spinto ad assumere una posizione pubblica, a fare una scelta di campo, pur senza mettere in discussione il sostegno al governo”.

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