L’aereo per Parigi è partito da Bologna giovedì mattina. Poi Matteo Signani, insieme ai suoi due allenatori, ha raggiunto Caen in Normandia, dove oggi – sabato 10 ottobre – ha il match con il francese Maxime Beaussire. L’incontro, già rinviato per l’emergenza Covid-19, è valido per la difesa volontaria del titolo europeo dei pesi medi. Il pugile romagnolo è diventato campione un anno fa, a 40 anni già compiuti, sconfiggendo al PalaTrento l’olandese Gevorg Khatchikian. Il Giaguaro, l’alias di Signani sul ring, vuole confermarsi. Si è allenato al solito molto duramente, “facendo la vita di un frate”, come dice il suo vecchio Maestro Meo Gordini, che questa volta non sarà al suo angolo ma certamente farà il tifo per il ragazzo.

Signani è una guardia costiera, lavora negli uffici della capitaneria del porto di Rimini. Finisce il turno, timbra il cartellino e, con il borsone già in auto, va in palestra. “Sono prontissimo. Sto meglio adesso di quando avevo 20 anni. Ho sempre fatto una vita regolare, non ho mai esagerato. In nulla. Sto attento anche alle piccole cose dell’alimentazione. Sono sempre stato così, ma ora sono maniacale e vedo i risultati”.

Con chi andrà in Francia?
Con il mio allenatore Gian Maria Morelli e con il secondo Daniel Scarpellini. Meo Gordini mi ha aiutato moralmente a distanza, lui è un’enciclopedia della boxe e a Caen lo porterò nel mio cuore.

Una carriera da professionista superiore a quella da dilettante. Sette volte il titolo italiano, l’intercontinentale, quello dell’Unione europea. E ora?
Il livello è alto. L’avversario è un buon pugile. È aggressivo, viene sempre avanti, tira molti pugni. Diverso dall’ultimo, che era longilineo e aveva un’altra boxe. Io mi sento più bravo, più forte. Sono molto fiducioso.

Dopo l’obiettivo europeo, c’è eventualmente il Mondiale?
Non ci penso fino a sabato, ma niente è impossibile.

La passione per il pugilato è rimasta intatta.
Ho iniziato da bambino. Ero molto vivace e mi mandarono in palestra a sfogarmi. Poi mi ha preso l’amore per questo sport, la boxe la fai perché ne sei innamorato. Io ho una passione dentro che mi brucia. E continuo ancora. Più vado avanti, più sto bene.

A 41 anni come si vede senza la boxe?
Tutte le cose hanno una fine purtroppo. Ma si vedrà più avanti.

I medi sono il massimo, per citare il libro di Domenico Paris appena uscito per Absolutely Free.
È la categoria regina, anche per noi italiani. In passato ci sono stati campioni come Benvenuti, Mazzinghi, Mitri, Sambu Kalambay… Fino a 30 anni fa, un pugile in Italia era percepito come un calciatore di serie A. Ora proprio no. E pensare che la fatica che facciamo noi un giocatore se la sogna…

A proposito di pesi medi, a Trento per il suo incontro c’era a bordo ring anche Roberto Duran, “Manos de Piedra”.
L’ho visto dietro all’angolo e con il pugno mi ha fatto forza. Avevo la sua foto attaccata in camera. Mi viene la pelle d’oca solo a raccontarlo. Nonostante sia arrivato a questo livelli, che non sono da tutti, io della boxe rimango un fan.

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