Mercoledì era scattato l’allarme per la scarsità in Europa di Remdesivir, l’unico farmaco autorizzato dall’Unione europea per il trattamento di pazienti affetti da coronavirus che necessitano di ossigeno. Così, nella serata di ieri, come annunciato da una portavoce, “la Commissione europea ha apportato una modifica da 7 milioni di euro al contratto già siglato a luglio con Gilead, assicurandosi 20.300 dosi aggiuntive” sufficienti per la cura di “3.400 pazienti. Le dosi sono già in distribuzione nei Paesi che ne hanno più necessità”. E poi, nella mattinata di oggi, ha chiuso un accordo con la società farmaceutica per altri 500mila trattamenti, con l’opzione di raddoppiare la fornitura, con un contratto dal valore di 70 milioni di euro.

I soldi arrivano dallo strumento di sostegno alle emergenze (Esi) di Palazzo Berlaymont e all’appalto congiunto partecipano 36 Paesi: tutti quelli Ue, dello spazio economico europeo, il Regno Unito e sei Stati candidati all’adesione. Tutti possono ora procurarsi direttamente il farmaco Veklury, il marchio del Remdesivir.

La Commissione aveva già firmato un contratto di questo tipo con Gilead la scorsa estate, per garantire 33.380 corsi di trattamento di Veklury, distribuiti nell’Ue e nel Regno Unito da agosto. A far scattare l’allarme a Bruxelles è stato però l’aumento generalizzato in tutto il continente dei casi di Covid che ha portato a una diminuzione delle scorte. Secondo il Guardian, le maggiori carenze si registrano in Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Paesi Bassi. Mentre in Italia, fa sapere l’Aifa, l’Agenzia del Farmaco, il problema non si è manifestato.

Con questo nuovo stock da 500mila dosi, con opzione per 1 milione, l’Ue si allinea agli Stati Uniti che già lo scorso luglio avevano acquistato 500mila unità del farmaco, usato anche per curare il presidente Donald Trump. In Gran Bretagna, riferisce il quotidiano, è stato chiesto ai medici di razionarlo, mentre i Paesi Bassi avevano segnalato di aver esaurito le scorte.

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