Tutti gli occhi sono puntati sulla Turchia. È Ankara, secondo diversi attori internazionali, il deus ex machina dietro alla nuova escalation militare in Nagorno-Karabakh tra Azerbaigian e Armenia. Tanto che il Canada è il primo Paese al mondo a sospendere l’esportazione di armi verso il Paese del presidente Recep Tayyip Erdoğan “per valutare più a fondo la situazione”, davanti alle informazioni secondo cui verrebbero utilizzate proprio nel conflitto nel Caucaso meridionale. Tutto nel giorno in cui la Russia e Bashar al-Assad denunciano l’invio di migliaia di miliziani siriani cooptati dalla Turchia nel cuore del conflitto, strategia che replica quella messa in campo per la conquista di Afrin, nel nord-ovest della Siria, e per sostenere il Governo di Accordo Nazionale libico di Fayez al-Sarraj. E Amnesty denuncia l’uso di bombe a grappolo sui civili.

Canada, stop alla vendita di droni alla Turchia. Ankara: “Usato doppio standard”
Ad annunciare la decisione di Ottawa è stato il ministro degli Esteri canadese, François-Philippe Champagne, che ha ordinato un’inchiesta in proposito ed ha espresso “la preoccupazione del Canada per il conflitto in corso nella regione, dove vengono condotti bombardamenti di villaggi con vittime civili”. Una richiesta che era arrivata all’esecutivo dalla comunità armena in Canada, insieme al Progetto Ploughshares, istituto canadese di ricerca per la pace, che hanno spinto per interrompere la vendita di droni alla Turchia.

Dura la risposta dell’alleato Nato che ha accusato Ottawa di “doppio standard”: “Ci aspettiamo che il Canada segua una politica libera dai doppi standard e agisca senza farsi influenzare dagli ambienti anti-turchi”, ha dichiarato in una nota il ministero degli Esteri. La mossa del Canada non si adatta “all’anima dell’alleanza (Nato, ndr)”, si legge nella dichiarazione turca, osservando che Ottawa “non vede alcun problema” nell’esportare armi ai Paesi coinvolti nella crisi dello Yemen.

Russia e Assad: “Erdogan ha inviato nel Caucaso terroristi dalla Siria”
Per il capo dei servizi segreti stranieri russi (SVR), Sergei Naryshkin, “è la prima volta che la Turchia si schiera così apertamente e inequivocabilmente dalla parte dell’Azerbaigian. L’intensificarsi dello scontro armato in Karabakh sta attirando come una calamita i militanti di vari gruppi terroristici internazionali“, ha poi aggiunto.

Parole simili a quelle pronunciate dal presidente siriano Assad che ha accusato Erdogan di aver inviato “terroristi” dalla Siria per combattere al fianco dell’Azerbaigian: “Sostiene i terroristi in Siria e Libia ed è stato lui per primo a fomentare il recente conflitto nel Nagorno-Karabakh tra Azerbaigian e Armenia”, con “i metodi di sempre” e “le grandi potenze e i Paesi ricchi” che sostengono Ankara sono “complici” della Turchia.

Amnesty: “Usate bombe a grappolo, colpiti i civili”
Amnesty International denuncia invece l’uso di bombe a grappolo, vietate dalla convenzione Onu in materia, da parte dell’Azerbaigian: “Azerbaigian-Armenia, usate bombe a grappolo nella città di Stepanakert, nel Nagorno-Karabakh. L’uso delle bombe a grappolo è vietato dal diritto internazionale umanitario. Il loro impiego per attaccare centri abitati è molto pericoloso. Si dia priorità alla protezione dei civili“, ha scritto su Twitter la ong.

“Gli esperti di Amnesty International hanno identificato le bombe a grappolo lanciate, presumibilmente dalle forze dell’Azerbaigian, su zone residenziali di Stepanakert, come il modello M095 DPICM di fabbricazione israeliana – aggiungono – Dopo aver validato le immagini relative all’uso di bombe a grappolo nella città di Stepanakert, nel Nagorno-Karabakh e di bombardamenti nella città di Shushi, in Azerbaigian, Amnesty International ha sollecitato tutte le parti in conflitto a dare massima priorità alla protezione delle popolazioni civili”.

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