Per chi gioca, finché si gioca, Lazio-Inter è uno strano messaggio a questo strano campionato. Partita nervosa e indecifrabile, due espulsioni, tanti capovolgimenti di fronte e colpi di scena, troppi errori, un gol per tempo: 1-1, prima Lautaro, poi Milinkovic. Alla fine un pareggio che accontenta sicuramente di più la Lazio, per alcuni tratti e per carattere al livello dell’anno scorso, molto meno l’Inter, che era venuta all’Olimpico per vincere. Avrebbe potuto farlo tranquillamente, ma alla fine ha rischiato persino di perdere. Colpa delle ingenuità del passato, e forse anche di qualche scelta di Antonio Conte.

Il mercato gli ha consegnato una corazzata, con tante alternative, forse persino troppe in certi ruoli. Stavolta per la sfida alla Lazio sceglie il pupillo Vidal, il solito Gagliardini ma soprattutto Perisic a tutta fascia a sinistra. Bocciato immediatamente l’anno scorso e riproposto ora di ritorno dal Bayern Monaco, il croato resta una scommessa tattica. Per ora persa: non aveva convinto al debutto con la Fiorentina, non fa meglio all’Olimpico. Lazzari lo sorprende spesso alle spalle, tutti i pericoli della Lazio nascono per un verso o per l’altro dalla sua parte, compreso il gol del pareggio che deciderà la gara nella ripresa .

La sua presenza poi richiede equilibrio in mezzo e la rinuncia al trequartista/play e l’impostazione nerazzurra ne risente. Grandi fonti di gioco non ce ne sono, la Lazio si concentra a neutralizzare i suoi terminali: Lukaku, che ogni volta che riceve palla è braccato alle spalle, Hakimi, marcato praticamente a uomo. Basta per anestetizzare tutto il primo tempo, davvero noioso, ma non a fermare i nerazzurri, che passano comunque alla prima occasione: una palla sporca in mezzo all’area, un destro secco di Lautaro. Il classico colpo del campione, a cui si somma un po’ il demerito di Strakosha, non impeccabile nella parata.

Il gol ha l’effetto di svelare i rapporti di forza in campo. L’Inter ha preso lentamente, inesorabilmente il sopravvento. La manovra nerazzurra avvolge, soffoca, schiaccia i biancocelesti. I padroni di casa sembrano inermi, anche ad inizio ripresa. L’Inter sfiora subito il raddoppio, due volte, con Lukaku e Lautaro, questione di centimetri. Ma è sempre Perisic l’anello debole di questa catena quasi perfetta: stavolta è un cross dall’altra fascia a mandarlo in tilt, Milinkovic lo sovrasta di testa e a sorpresa pareggia.

Comincia l’ennesima partita nella partita, dalle tante, troppe facce per dare indicazioni credibili. Di nuovo il gol cambia tutti gli equilibri. Stavolta è l’Inter che rivede le incertezze del passato, sbanda pericolosamente, rischia in almeno un paio di occasioni lo svantaggio che sarebbe clamoroso. Conte corre ai ripari: dopo oltre un’ora toglie Perisic e Gagliardini, inserisce Young e Sensi. Ma più delle sostituzioni è un altro episodio a ribaltare ancora l’inerzia: l’espulsione di Immobile, che reagisce con una manata a un fallo di Vidal e lascia in 10 i suoi proprio nel momento migliore. Conte aggiunge pure Sanchez, ma nonostante l’evidente squilibrio di forze, energie, uomini in campo, l’Inter non riesce ad approfittarne: si ferma sul palo colpito da Brozovic, poi l’espulsione di Sensi (episodio simile a quello di Immobile) alleggerisce l’assedio finale. L’Inter è cresciuta, deve crescere tanto.

Twitter: @lVendemiale

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