La gestione dell’emergenza coronavirus ha favorito i due governatori rieletti con le maggiori percentuali e cioè Luca Zaia e Vincenzo De Luca. Gli altri due confermati, invece, hanno beneficiato parecchio delle scelte compiute da ex astensionisti ed elettori dello schieramento avverso: Michele Emiliano ha pescato a destra, Giovanni Toti a sinistra, entrambi hanno preso i voti dei 5 stelle. In Toscana Eugenio Giani è stato scelto perché era un esponente del Pd, mentre nelle Marche Francesco Acquaroli ha beneficiato – seppur in modo meno evidente – del fatto di essere il candidato di Fratelli d’Italia. Sono questi, in sintesi, i risultati dell’analisi del voto compiuta da Swg, che ha preso in considerazione la provenienza delle preferenze per i principali candidati alle ultime elezioni regionali, paragonandola al voto degli italiani alle europee del 2019. La rilevazione, che è stata eseguita su un campione rappresentativo di 2.000 elettori per ogni regione, ha evidenziato come elettori che l’anno scorso avevano scelto il Movimento 5 stelle si sono astenuti o hanno scelto candidati di centrosinistra. In piccola parte hanno votato a destra, soprattutto Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni beneficia anche di un sostanzioso drenaggio di preferenza dalla Lega: rispetto a un anno fa sono molti gli elettori di Matteo Salvini che preferiscono non votare o scegliere Fdi. Ma andiamo con ordine.

In Puglia Emiliano pesca tra astensionisti e destra – Secondo Swg in Puglia la rielezione di Emiliano, riconfermato col 46,8%, passa anche attraverso un grosso bacino di astenuti al voto del maggio 2019: il 40% questa volta si è recato alle urne, mentre l’11% di elettori che avevano scelto i 5 stelle hanno optato per il governatore di centrosinistra. L’ex sindaco di Bari attrae anche il 10% di elettori di centrodestra un anno fa che rappresentano il 66% delle nuove preferenze ottenute. I 5 stelle, invece, scendono dal 26,3% delle Europee al 9,9% delle Regionali: il 17% ha optato per liste di centrosinistra, il 6% per partiti di centrodestra, il 29% ha riconfermato il proprio voto al Movimento di Beppe Grillo mentre ben il 47% non ha votato. Situazione simile per la Lega, caduta dal 25,3 al 9,6: solo il 28% di quei voti è stato confermato, mentre il 24% migrato verso altre liste di destra e addirittura l’11 ha scelto Emiliano.

Ceccardi rastrella tutto l’elettorale di destra ma non basta – In Toscana la leghista Susanna Ceccardi non è riuscita a vincere nonostante abbia ottenuto il 79% di preferenze da chi aveva già votato partiti della stessa coalizione. Il Pd invece conferma 2 elettori su 3 e prende voti tra gli astenuti: il 19% di chi non era andato a votare alle Europee ha scelto Eugenio Giani. Per Fratelli d’Italia il boom di consensi (dal 4,9 al 13,5) è alimentato soprattutto da ex elettori di Lega e Forza Italia, in tutto il 56% rispetto al 38% di elettori che avevano già scelto il partito della Meloni. Anche qui chi aveva scelto il Carroccio o è migrato a destra o non ha votato (il 15%): in generale un terzo degli elettori leghisti non ha confermato il suo voto.

A Zaia anche l’11% dei voti del Pd – In Veneto il vincitore Luca Zaia raccoglie tutti i voti del centrodestra e una quota di astenuti, rispettivamente il 76% e il 21%. Percentuali molto simili per la la sua lista personale. Riguardo al Pd, la metà dei voti dem si perde tra l’astensione (39%) e la Lista Zaia (11%). Il 40% di chi alle Europee aveva votato la Lega per Salvini premier questa volta ha scelto la lista del governatore. In Campania il governatore uscente e candidato del centrosinistra Vincenzo De Luca ha incassato una grossa fetta di voti da ex astenuti ed elettori del M5S. Si tratta del 45% che non aveva votato alle elezioni europee del 2019, mentre il 18% aveva votato per i 5 Stelle. Inoltre, la lista di De Luca ha drenato il 25% dei voti anche dal centrodestra. Hanno scelto De Luca il 35% di elettori che avevano messo la propria X sul simbolo del Carroccio nel 2019: in Campania solo due elettori su 10 hanno confermato il loro voto a Salvini.

Un terzo dei voti di Toti viene da ambiti diversi dalla destra – In Liguria la rilevazione fa notare come un terzo dei dei voti assegnati a Giovanni Toti arrivi da ambiti diversi dal centrodestra. Addirittura i voti per la lista di Toti provengono solo al 52% da elettori che alle Europee avevano scelto liste di centrodestra, gli altri o si erano astenuti, o avevano votato il Pd e 5 stelle. Quasi la metà dei consensi viene da Lega e Forza Italia per un totale del 79%. Riguardo ai Cinque stelle (passati dal 16,5 al 7,8), solo 1/4 degli elettori di un anno fa ha confermato il voto, uno su due si è astenuto, il 10% ha scelto liste di sinistra e il 10% quelle di destra. Nelle Marche a scegliere il vincitore Francesco Acquaroli sono stati gli elettori di centrodestra in blocco (il 78%) mentre per Maurizio Mangialardi, candidato del Pd, ha votato il 12% di elettori 5S e il 29% di chi si era astenuto un anno fa. Non a caso il Pd intercetta il 25% del suo elettorato fra chi precedentemente si era astenuto. Per la Lega, passata dal 38 al 22, il 32% dei suoi elettori è finito nell’astensione, mentre Fratelli d’Italia (dal 5,8 al 18,7) deve la sua crescita di consensi dall’annessione di ex elettori di altre liste di centrodestra: sono il 46%.

Giani e Acquaroli eletti in quanto uomini di partito – Alla domanda su quanto considerino efficace l’operato del presidente nell’affrontare l’emergenza Covid, poi, gli intervistati da Swg residenti in Veneto, Campania, Liguria e Puglia, hanno risposto così: 88% per Zaia, 80% per Vincenzo De Luca, 70% per Giovanni Toti, 54% per Michele Emiliano. Riguardo alle ragioni del voto ai candidati, Swg osserva come sulla conferma di De Luca e Zaia abbia inciso il comportamento tenuto durante l’emergenza Covid, rispettivamente al 36 e 30%. Per Toti ha contato soprattutto la sua competenza (31%), mentre nelle Marche Acquaroli è stato scelto per l’appartenenza politica (37%). Stessa motivazione che è stata cruciale per Eugenio Giani in Toscana (44%). Infine in Puglia sono state apprezzate allo stesso modo la competenza e la gestione del Covid da parte di Michele Emiliano (entrambe al 26%).

Referendum: per i No soprattutto gli elettori del Pd – Ma domenica e lunedì si è votato anche per il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari. L’analisi Swg certifica come i Sì prevalgano in tutti gli elettorati mentre a rappresentare il fronte del No sono soprattutto gli elettori del Pd, con il 42,7% rispetto al totale del 30,4%. Nella Lega i No hanno raggiunto il 32,3% rispetto al 28,4 degli elettori di Fratelli d’Italia e al 9,9% del Movimento 5 stelle. Dalle scelte sul referendum emerge anche una spaccatura tra ceti medi e medio-alti: il Sì è molto forte tra gli operai toccando quota 79%, rispetto ai ceti medio-alti (58,6%), ai giovani (50,4%) e ai laureati (54,2%). Di contro, proprio fra i giovani e i laureati si attesta il maggior numero di voti contrari al taglio: rispettivamente il 49,6% e il 45,8%. Tra gli astenuti prevalgono gli operai con il 60,8%.

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