Ricerca in stand by, fondi assenti e studi bloccati. “Chiediamo risposte immediate da parte dei Governi, perché gli Istituti di ricerca e i ricercatori impegnati nel campo della demenza ricevano il supporto economico necessario a riprendere le attività in corso e avviarne di nuove”. A lanciare l’allarme è la Federazione italiana Alzheimer, che – nel giornata mondiale dedicata alla malattia – si unisce alla call to action di Alzheimer Europe e Alzheimer’s Disease International, chiedendo “un’azione urgente per affrontare l’impatto del Covid-19 sulla ricerca per la demenza”.

“La pandemia ha avuto effetti su tutti gli aspetti della nostra vita, allentando e bloccando molte attività tra cui anche quelle dei laboratori di ricerca sulla demenza”, ricorda la federazione. “Le restrizioni fisiche hanno tenuto lontani i ricercatori dai laboratori, mettendo in stand by alcuni progetti, e molti dei fondi disponibili sono stati convogliati sulla ricerca per Covid-19. Questo ha portato a rallentare, se non a bloccare, molti degli studi in corso dedicati alla diagnosi e prevenzione della demenza”.

Su Facebook la senatrice di Italia Viva Annamaria Parente, presidente della commissione permanente di Igiene e Sanità a Palazzo Madama, scrive: “Abbiamo fatto molti passi in avanti nella diagnosi precoce della malattia e nei percorsi di prevenzione. Tanti progressi bisogna fare ancora nell’individuazione di una cura efficace, nonostante esistano diverse strategie per rallentare la progressione dei sintomi e ridurre il carico assistenziale che ne consegue. La ricerca sta esplorando diverse strategie per bloccare all’origine, la formazione e la diffusione nel sistema nervoso centrale delle proteine alterate che caratterizzano la malattia di Alzheimer e, grazie a questo sforzo, ci aspettiamo interessanti novità negli anni a venire”.

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