L’orizzonte è quello di tre settimane, ma saranno i dati dei contagi a stabilire se sarà o meno necessaria una proroga. Dalle 14 di oggi Israele è tornato in lockdown per la seconda volta, ed è il primo paese al mondo a richiudere tutto di nuovo a causa della pandemia. Una decisione che arriva dopo una curva allarmante dei nuovi positivi, con più di 5mila casi al giorno. Ieri il picco massimo dall’inizio della crisi sanitaria: oltre 6mila in 24 ore, con l’11,53% dei tamponi risultati positivi. Dall’inizio della pandemia, nel Paese sono stati registrati più di 172mila casi, di cui 1.165 decessi, secondo i dati del Ministero della Salute.

Le regole del nuovo lockdown – Prevede la chiusura delle scuole, negozi non essenziali, palestre, ristoranti e luoghi di divertimento. Non ci si può allontanare oltre un chilometro da casa, con eccezioni per andare a lavoro, visite mediche e altre emergenze. Niente bagni al mare o sole in spiaggia. Al chiuso non si può stare più di dieci, all’aperto il tetto è di 20 e va mantenuta una distanza interpersonale di due metri. Rispettando queste indicazioni si può partecipare a funerali e circoncisioni. Per i riti in sinagoga, sempre che il tempio sia entro un chilometro di distanza da casa, i fedeli devono essere divisi in ‘capsule’ delimitate da teli di plastica. Per le città in zona rossa, dove il tasso d’infezione è più alto, ogni ‘capsula’ può contenere al massimo 10 fedeli, per gli altri luoghi si arriva a 25. Ma fra un fedele e l’altro devono esservi due posti vuoti e non si può servire cibo. Cantori e suonatori di shofar, il corno per la musica rituale, devono avere un’autorizzazione speciale.

Le proteste – Le nuove restrizioni preoccupano cittadini e imprenditori. Giovedì a Tel Aviv centinaia di persone hanno protestato, compresi medici e scienziati secondo cui sarebbe stato inefficace. Il dottor Amir Shahar, capo di un dipartimento di emergenza nella città di Netanya e uno degli organizzatori della manifestazione, ha detto che il blocco è “disastroso” e farà “più male che bene”.

E tra chi protesta ci sono anche gli ebrei praticanti e ultraortodossi, preoccupati che il nuovo blocco possa ostacolare la festività del Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, che va dalla sera di oggi al 20 settembre. Il primo lockdown, a marzo e aprile, ha bloccato la Pasqua ebraica, la festa che segna la liberazione degli antichi ebrei dalla schiavitù in Egitto. La festa del Rosh Hashanah è celebrata sia dai credenti sia dai non credenti con famiglia e amici. In molti si recano nelle sinagoghe, spesso trascorrendo ore in preghiera, specialmente durante il digiuno dello Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, che cade alla fine di questo mese. Ma quest’anno, le tradizionali riunioni di famiglia non saranno possibili, le preghiere della sinagoga saranno limitate a piccoli gruppi e le restrizioni imposte per i viaggi lasceranno molte strade deserte. Le riunioni sono infatti circoscritte a 10 persone al chiuso e 20 all’aperto, limitando il numero di fedeli che possono assistere alle funzioni. Bar, ristoranti e luoghi culturali saranno chiusi, ma molti bagni e altre strutture religiose rimarranno aperti.

Netanyahu sotto attacco per la gestione della pandemia – Gli israeliani hanno dimostrato frustrazione quando i primi segnali di recupero ricevuti dopo il primo lockdown sono stati vanificati in poche settimane, con le autorità incapaci di controllare il picco che ne è seguito. Da quel momento si sono verificate proteste settimanali che hanno attirato migliaia di persone alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme, con i dimostranti che chiedevano le sue dimissioni per la gestione del Covid-19, le ricadute della pandemia e i suoi processi per corruzione. Il presidente israeliano, Reuven Rivlin, ha mandato un messaggio di vicinanza ai cittadini affermando che il lockdown ostacola “la nostra capacità di stare insieme, di celebrare insieme, di piangere insieme, di pregare insieme” ma “voglio che alziamo la testa e abbiamo fede”. Nel frattempo la polizia israeliana sta inviando migliaia di agenti nel tentativo di far rispettare i regolamenti, con i trasgressori che rischiano centinaia di dollari di multe.

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