Oggi è il primo giorno dell’anno scolastico 2020/2021, ai tempi del coronavirus. Mi viene in mente il mio più “antico” ricordo scolastico/sanitario: ero in prima elementare, tra 1963 e 1964. Ricordo con una certa nitidezza l’attesa in fila, di fronte a un banchetto, nella scuola che frequentavo a Spezia; una signora (mi pare…) con il camice bianco faceva cadere alcune gocce di vaccino antipolio Sabin su uno zuccherino, poi ci chiedeva di spalancare la
bocca.

In quegli anni i genitori ringraziavano il cielo (e la scienza) del fatto che esistesse il vaccino, visto che in giro c’erano tante persone, inclusi molti bambini, che portavano il segno della poliomielite, per non parlare di quelli che non sopravvivevano. Ultimamente (intendo da alcuni anni) c’è chi, purtroppo, si oppone ai vaccini e preferisce lasciare fare all’”invincibile” sistema immunitario. Eppure quando il polio-virus si dava da fare, indisturbato, colpiva soprattutto i bambini al di sotto dei 5 anni; nel Novecento ha causato epidemie che hanno provocato un numero gigantesco di casi di paralisi e anche molte vittime.

Per esempio, nel 1952 le vittime negli Stati Uniti sono state 21.000, mentre in Italia si raggiunse il picco nel 1958: più di 8.000 persone furono gravemente colpite. Fino a una trentina di anni fa la poliomielite continuava a uccidere parecchio: 350.000 bambini ogni anno in 125 Paesi. È stata la Cecoslovacchia il primo Paese ad adottare il vaccino Sabin, seguita da tutti gli altri; in Italia fu autorizzato proprio nel 1963. In pochi anni milioni di bambini vennero vaccinati e furono rarissimi i casi di insuccesso.

Oggi il virus non fa quasi più danni (l’ultimo caso italiano risale al 1982), tranne che in alcuni Paesi poveri, soprattutto Nigeria, Pakistan e Afghanistan. Il simbolo del vaccino Sabin era proprio una zolletta di zucchero, che a noi bimbi piaceva, anche perché si assumeva per bocca, non faceva schifo e non prevedeva un’iniezione. È stato il modo con cui il medico Albert Bruce Sabin (1906-1993) ha salvato dalla poliomielite milioni di bambini in tutto il mondo.

Sabin (Abram Saperstein il cognome originale) era un ebreo polacco, emigrato nel 1921 con la famiglia negli Stati Uniti, per sfuggire alle prime persecuzioni razziali. Non brevettò mai il suo vaccino, in modo che non si potesse speculare sulla scoperta: “È il mio regalo ai bambini”, disse. Infatti morì povero, a 87 anni. Grazie, Albert, anche da un “vecchio” bambino del 1963.

Ps: oggi il vaccino anti-polio è ottenuto con virus inattivati e si somministra per via intramuscolare. Può essere somministrato insieme ad altre vaccinazioni. Nel bambino il ciclo primario si effettua di solito con il vaccino cosiddetto esavalente (perché contiene 6 vaccini: Difterite-Tetano- Pertosse, Polio, Hib e Epatite B).

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