La vendita del capannone alla Lombardia film commission? “Hanno inventato che costava il doppio“. Sembra l’atto d’accusa della procura di Milano e invece è l’intercettazione di uno degli uomini al centro dell’ultimo scandalo che imbarazza la Lega. A definire la compravendita immobiliare come una “porcheria” è Michele Scillieri, uno dei tre commercialisti vicini al Carroccio finito agli arresti nei giorni scorsi. Titolare dello studio in via Privata delle Stelline 1, a Milano, dove ilfattoquotidiano.it ha scoperto che era stata domiciliata la sede fantasma della Lega per Salvini premier, il nuovo partito nazionale creato dall’ex ministro dell’Interno, Scillieri è uno degli uomini al centro dell’indagine che ha poi portato ai domiciliari pure Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, revisori legali del gruppo del Carroccio al Senato e alla Camera. L’interrogatorio degli indagati davanti al gip Giulio Fanales è previsto per martedì 15 settembre, ma Scillieri per il momento non si presenterà. Il motivo? “C’è troppa pressione mediatica, sarebbe come sottoporlo a delle forche caudine, esporlo come un Enzo Tortora qualunque, non me la sono sentita”, dice il suo avvocato Massimo Di Noia.

“Volevano vendere la sede della Lega per evitare sequestro” – Sul tavolo del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del sostituto Stefano Civardi, infatti, ci sono migliaia di pagine di elementi. Come per esempio un’intercettazione del novembre 2019 tra la moglie di Scillieri e il fratello, Fabio Barbarossa, anche lui ai domiciliari da giovedì scorso. “Sostegni lo ricatta” , diceva la donna. E il fratello: “Ma in che modo Sostegni lo ricatta”. “Per le cose della Lega”. Luca Sostegni, considerato prestanome di Scillieri in alcune società, p stato fermato il 15 luglio scorso mentre stava scappando in Brasile. Ai pm ha raccontato tutta una serie di retroscena. A cominciare dagli incarichi: dai vertici della Lega non erano stati affidati compiti delicati solo a Di Rubba e Manzoni . “Scillieri si vantava delle amicizie che aveva con Di Rubba e altri esponenti locali della Lega, tanto da aver ricevuto un incarico per cercare di vendere la sede della Lega di via Bellerio. Ricordo che c’era fretta di concludere l’operazione perché, trattandosi di un immobile di proprietà della Lega Nord, si correva il rischio del sequestro dalla Procura di Genova, in relazione alle indagini per la truffa sui rimborsi elettorali”, ha spiegato Sostegni ai pm in un interrogatorio del 29 luglio. È solo uno dei punti in cui l’indagine della procura di Milano incrocia quella dei colleghi liguri sui 49 milioni di fondi pubblici oggetto di una truffa ai danni dello Stato. Sostegni ha raccontato che una mattina lui e Scillieri sono “andati a fare un sopralluogo presso la sede di via Bellerio”. Di Rubba “è venuto a prenderci e ci ha portato dentro, si è parlato della volumetria e della somma che si sperava di realizzare“. L’intenzione, ha aggiunto, “era di vendere ad un ipermercato” e una parte “poteva ospitare degli appartamenti”. Poi, “quando la Procura di Genova ha disposto il sequestro non se n’è fatto più nulla”.

L’intercettazione: “Andrea è un bastardo” – È invece grazie a un’intercettazione tra il commercialista e quello che e considerato il suo prestanome che gli inquirenti hanno conferma della loro ipotesi accusatoria principale: il capannone di Cormano venduto a un prezzo doppio alla Lombardia film commission. È il 4 marzo del 2020 e Scillieri sta parlando con Luca Sostegni, considerato suo prestanome in alcune società e fermato il 15 luglio scorso mentre stava scappando in Brasile. “Sto pensando…sto pensando che allora lì loro hanno fatto la furbata dei lavori, ti ricordi, su Cormano, che hanno inventato che costava il doppio.. quelle porcherie lì..che li.. posso dirtelo? Li è Andrea! Non è Alberto.. Alberto tutto sommato è meno meno.. ma è Andrea! Andrea che è un bastardo proprio… no l’Alberto tutto sommato si è sempre comportato abbastanza bene…”. Parole che per i pm sono fondamentali: e infatti allegano il testo dell’intercettazione alla loro richiesta di misura cautelare. “Andrea” ed “Alberto” citati da Scillieri sono infatti con tutta probabilità Manzoni e Di Rubba, cioè i due commercialisti ai quali Giulio Centemero ha affidato i conti della Lega. E che vengono considerati molto vicini anche a Matteo Salvini. Scillieri, tra l’altro, conosce bene Manzoni per averlo avuto praticante nel suo studio. “Ma infatti io ce l’ho con lui, non con quell’altro, io dico ascolta.., vabbè allora,’ l’operazione, ripartiamo con l’operazione, lì erano 970 mila euro, 500 andavano per la ristrutturazione…giusto?”, risponde nella stessa conversazione Sostegni, accusato anche di estorsione ai danni dei commercialisti: minacciava di voler raccontare tutto se non gli avessero dato 30mila euro.

“Io avevo capito che 300 tornavano a loro” – Nelle parole dell’uomo che per i pm è una “testa di paglia” c’è la ricostruzione di come è andato l’affare di Cormano: “Io avevo capito che 300 tornavano a loro e il resto parzialmente doveva andare un pò alla vedova e e tra noi. Gli accordi, tra noi, diciamo, sui conteggi, erano che noi ci dovevamo spartire 50 mila euro per uno… te e io… e il resto alla… di quelli io ne ho visti 20…quindi io dico, chi l’ha presi quegli altri soldi? E allora…e cioè a me mi mancano 30 all’appello… lascia perdere che se andavano bene le cose in Brasile, finiva la storia lì”. Un’intercettazione che per chi indaga dimostra come siano andate le cose. È il febbraio 2017, quando Scillieri diventa curatore di una società sull’orlo del fallimento, la Paloschi srl. Viene incaricato da Marianna Dubini, vedova Paloschi, di trovare una soluzione alle pendenze fiscali da (573mila euro) della società. Legale rappresentante viene nominato Sostegni. Quella società ha un’unica proprietà: un capannone malmesso a Cormano, a nord del capoluogo lombardo. Verrà presto venduto alla Andromeda immobiliare – amministrata dal cognato e altro prestanome di Scillieri, Fabio Barbarossa – per 400mila euro: dunque un uomo di Scillieri vende, e un altro uomo di Scillieri compra. Gli assegni, però, non saranno mai incassati. Meno di un anno dopo, nel dicembre del 2017, ecco che quell’immobile sarà rivenduto alla Lombardia Film Commission. Costo dell’operazione: 800mila euro. Il doppio rispetto a quanto Andromeda dichiara di averlo pagato. Chi è presidente della fondazione, nominato dall’allora governatore leghista Roberto Maroni? Ma ovviamente Di Rubba.

“Drenaggio di risorse dalla Regione Lombardia” – Quell’acquisto per i pm è stato fatto “ad un corrispettivo notevolmente superiore al reale valore di mercato” e con la restituzione, poi, “di una consistente porzione della provvista al presidente Di Rubba ed ai suoi sodali” attraverso passaggi di denaro ricostruiti nelle indagini. Annota la procura: “Le indagini di polizia giudiziaria hanno dimostrato che tanto insensato è l’acquisto, quanto cospicui sono stati i ritorni per chi l’ha deciso e attuato; il che prova la reale natura dell’operazione, la sua effettiva finalità: il ‘drenaggio’ di risorse che la Regione Lombardia aveva già destinato alla fondazione e di cui il Di Rubba era Presidente, ed, infatti Di Rubba e il suo ‘socio’ Manzoni beneficeranno della quota maggiore”.

“La furbata dei lavori” – Nella richiesta di misura cautelare i pm fanno anche i conti dei soldi che – secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza -dalla vendita del capannone sono tornati nelle tasche degli indagati: 419.354 euro su 800.000 euro (pari al 52%) a Manzoni e Di Rubba (sia in qualità di persone fisiche che attraverso la società Taaac srl a loro congiuntamente riferibile), 201.556 euro (pari al 25%) a Barachetti Service srl, che ha però eseguito i lavori di ristrutturazione dell’immobile di via Bergamo 7, a Cormano; 133.550 euro (pari al 17%) a Immobiliare Andromeda srl (di cui 30.000 euro corrisposti il 25.06.2018 a Barbarossa Fabio a titolo di compenso per amministratore unico); 37.000 euro (pari al 5%) a Eco. S.r.l. (poi utilizzati per oneri fiscali); 8.540 euro (pari all’l%) a Sdc S.r.l. (poi utilizzati per spese correnti). Barachetti è la società incaricata dei lavori di ristrutturazione dell’immobile di Cormano. “È significativo che, parte dei lavori a completamento della ristrutturazione, sempre effettuata da Barachetti, sia pagata direttamente dalla Fondazione Lombardia film commission e non da chi aveva ceduto l’immobile, che si era obbligato a ristrutturarlo”, scrivono i pm. Pure il proprietario della società, l’elettricista Francesco Barachetti, è pure lui di area Lega: è stato consigliere comunale a Casnigo ed è – secondo l’Ansa – l’ultimo indagato di questa storia. Indicato dagli investigatori come “personaggio legato a Di Rubba e Manzoni” e “più in generale al mondo della Lega”, gli uffici della sua società sono stati perquisiti nelle scorse ore. Il nome di Barachetti era già emerso in un report dell’Unità d’informazione finanziaria di Bankitalia per movimenti di denaro anche verso la Russia. La Barachetti, si leggeva nella relazione , “risulta essere controparte di numerose transazioni finanziarie con il partito della Lega Nord”.

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