Due punizioni. Sono bastati due calci da fermo a Cristiano Ronaldo per superare una quota storica: le 100 reti segnate con la maglia del Portogallo. Un traguardo che rafforza ulteriormente il primato dell’attaccante della Juventus nella speciale classifica lusitana. Eppure i sigilli 100 e 101 non rappresentano un record assoluto. Se allarghiamo il cerchio a tutte le nazionali troveremo un nome semisconosciuto davanti a quello di Ronaldo, lontano appena 8 reti. È quello di Ali Daei.

Nato il 21 marzo 1969 ad Ardabil, nel nord dell’Iran, Ali Daei – di professione attaccante – non è un giocatore come tutti gli altri. Almeno non in Iran. Capelli gonfi e all’indietro, baffi e duri lineamenti azeri, Ali Daei in patria ha la stessa considerazione che si riserva agli eroi. Di squadre di club ne ha girate molte ma Ali Daei era uno di quei giocatori che trovavano la propria dimensione quando erano chiamati a indossare la casacca del proprio Paese. Centonove reti in 149 partite (numeri certificati dalla Federazione internazionale di storia e statistica del calcio). Protagonista di due tra i momenti più importanti della storia del calcio iraniano. Entrambi ruotano attorno al Mondiale 1998 e, per ironia della sorte, non lo vedono in veste di marcatore ma di suggeritore.

Novembre 1997, Melbourne. Solo una tra Australia e Iran può staccare il biglietto per la Francia. A Teheran la partita si è conclusa sull’uno a uno. Gli australiani sono i grandi favoriti, anche perché hanno in rosa giocatori del calibro di Viduka e Kewell. Dopo un’ora di gioco i Socceroos sono avanti per due a zero (Kewell e Vidmar) e in totale controllo. La partita sembra finita ma non per Ali Daei. Errore della difesa australiana, assist per Bagheri e qualificazione riaperta. Adesso all’Iran serve una rete per volare a Parigi. Questa arriva a sei minuti dalla fine e vede ancora una volta Ali Daei in qualità di assistman, questa volta per Azizi. Due a due. Al fischio finale l’Iran è un Paese fuori controllo. Le persone invadono le strade, le donne – a cui sarebbe vietato qualunque tipo di manifestazione pubblica – si tolgono il velo ballando a ritmo di musica. Davanti a tanta euforia femminile anche il governo si trova spiazzato.

Sette mesi dopo. Al Mondiale l’Iran viene sorteggiata con gli Stati Uniti. Non è una partita come le altre. Tra i due Paesi tensioni e ostilità si susseguono da decenni. Per il leader Khomeini gli USA sono il “Grande Satana”. Come spesso accade, il calcio diventa la rappresentazione di qualcosa di più grande dello sport. Mancano sei minuti alla fine. L’Iran è già avanti uno a zero (rete di Estili) quando Ali Daei vede Mahdavikia scattare in contropiede verso la porta statunitense. Il suo lancio è perfetto e il terzino si invola solitario verso la rete più importante del calcio iraniano. Alla fine la partita terminerà due a uno per l’Iran. Ancora una volta le strade del Paese asiatico sono inondate di persone festanti. Ancora una volta le donne non hanno remore a manifestare la propria felicità e la propria voglia di libertà.

Le sue imprese con l’Iran riescono a offuscare anche le delusioni patite con le maglie di club. Sopratutto con quelle europee. In Europa arriva tardi, all’età di 28 anni. Prima gioca nel Persepolis e poi nell’Al-Saad in Qatar. Il trampolino di lancio per il grande calcio è la Coppa d’Asia del 1996. Qualcuno dell’Arminia Bielefeld nota che quell’attaccante tecnico e forte fisicamente e capisce che potrebbe fare bene in Bundesliga. Con la squadra renana arriva ultimo ma Franz Beckenbauer vede in lui un giocatore di livello mondiale. Ali Daei va al Bayern Monaco. In Baviera rimane soltanto un anno, vissuto in gran parte come comprimario. Un tempo breve ma sufficiente per entrare nella storia. Il 30 settembre 1998, nel match contro il Manchester United, diventa il primo giocatore asiatico a giocare in Champions League. Nell’estate 1999 passa all’Hertha Berlino, dove rimane per tre stagioni prima di tornare definitivamente in Iran. Ritiratosi nel 2007, costruisce uno stadio nella sua città natale a sue spese, intitolandolo a se stesso.

Tra qualche antipatia (per la sua ricchezza ostentata in diversi casi) e l’ammirazione calcistica e non solo (ha contribuito a costruire scuole e ospedali), Ali Daei è diventato adesso il prossimo obiettivo di Cristiano Ronaldo. Di uno che ha vinto 39 titoli e cinque Palloni d’oro. E questo rappresenta un altro motivo d’orgoglio per l’iraniano. L’essere riuscito a scomodare un fenomeno.

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